Professione

Cresce l’universo dei professionisti: i tecnici pagano il conto della crisi

di Maria Carla De Cesari

Il numero dei liberi professionisti continua a crescere, raggiungendo quota 1,8 milioni. L’età media si innalza, anche se è più bassa di quella dei lavoratori indipendenti (rispettivamente 47 anni contro 47,4; 43,6 per i dipendenti). Il reddito medio migliora (36.700 euro, in base ai dati delle Casse relativi al 2018) anche se i professionisti tecnici continuano a pagare il conto della crisi.

Il volume d’affari complessivo è quasi di 211 miliardi, il 12,2% del Pil. Cresce il numero dei dipendenti degli studi professionali, pari a circa 500mila persone, anche se diminuisce un po’ il numero dei datori di lavoro: segno che le realtà più forti si stanno strutturando, innescando nuovi processi competitivi all’interno del mercato.

La fotografia del mondo delle professioni, contenuta nel IV rapporto curato da Confprofessioni e coordinato da Paolo Feltrin, mette in luce un sistema in espansione – dalla sanità all’educazione ai servizi al’impresa – in cui non mancano però le debolezze, come il gap reddituale tra professionisti del Nord e del Sud e quello di genere.

Per non parlare delle difficoltà dei giovani. Il merito del rapporto, che parte dall’analisi macroeconomica comparata Italia-Ue, è quello di cercare di misuare anche i professionisti fuori dagli Albi, secondo una definizione che mette al centro il fornire, in forma autonoma, prestazioni che richiedono competenze elevate. Si tratta, in particolare, di circa 300mila partite Iva che lavorano nelle nuove specializzazioni.

Da questi dati è partito Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, nella relazione al congresso della Confederazione dei sindacati dei professionisti organizzati in Ordini. Il congresso si è svolto ieri a Roma.

Stella ha parlato di «emozione» e «orgoglio» nel presentare il lavoro di un anno dell’organizzazione. Il sistema di servizi a vantaggio dei professionisti – dal welfare per dipendenti di studio e titolari alla possibilità della formazione per il personale – verrà ora arricchito da una app, «Be prof», dedicata alle partite Iva su cui viaggeranno a condizioni di vantaggio, polizze assicurative, prodotti finanziari e così via. Non saranno solo offerte, ci sarà pure la possibilità di fare community.

Sul piano del bilancio politico, Stella è partito dall’equo compenso. La norma è in attesa di attuazione e «sarebbe una risposta per i giovani cbe spesso non riescono ad andare oltre i 10mila euro di reddito annuale», ha detto il presidente di Confprofessioni. Le Regioni, pian piano, stanno affermando il principio dell’equo compenso nei rapporti tra professionista e amministrazione. Ultime a deliberare sono state le Marche.

Quindi, la partita dei fondi europei: grazie a Confprofessioni i bandi sono stati, di diritto, aperti ai professionisti. «Vigileremo – ha detto Stella – sulla programmazione 2021/2027: per i professionisti punteremo su digitalizzazione, internazionalizzazione e multidisciplinarieta». Stella non ha risparmiato critiche alla politica per molto tempo incapace di comprendere le esigenze di un mondo complesso e multiforme. «Ora – ha azzardato Stella – sembra esserci maggiore attenzione anche se siamo rimasti molto delusi dalla cancellazione della flat tax al 20 per cento oltre i 65mila euro di ricavi o compensi e fino a 100mila».

«Abbiamo dovuto cancellare l’aumento dell’Iva per 23 miliardi – gli ha risposto il vice ministro dell’Economia Francesco Misiani – e abbiamo ridotto la clausola di salvaguardia per il 2021. Tra l’altro nessuno del precedente governo aveva provveduto a chiedere l’autorizzazione a Bruxelles. La Lega, di fronte all’entità della manovra da fare per scongiurare il rialzo dell’Iva e dopo aver promesso la flat tax per tutti che sarebbe costata 15 miliardi, ad agosto ha preferito fuggire e ha aperto la crisi di governo. Confermare l’aliquota del 15% senza applicare il metodo analitico, non è stato scontato».

Su altre misure per i professionisti, come l’attuazione dell’equo compenso, il vice ministro Misiani ha rinviato all’impegno del governo in Parlamento, in occasione degli ordini del giorno approvati il 29 ottobre (si veda il Sole 24 Ore del 30 ottobre scorso).

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