Imposte

Bruxelles avverte: per ora stop all’Iva ridotta sulle autoscuole

di Maurizio Caprino

Le autoscuole potranno avere un trattamento Iva agevolato, ma solo in futuro. Così il commissario Ue uscente agli Affari economici, Pierre Moscovici, ha risposto a un’interrogazione presentata al Parlamento sulle conseguenze della sentenza con cui un mese fa la Corte Ue ha dichiarato illegittima (per giunta con retroattività dal 2014) l’esenzione Iva che l’Italia concede sulle lezioni di scuola guida. Quindi, se la prossima legge di Bilancio conterrà misure per attenuare il peso della sentenza sulle autoscuole, l’Italia rischia una procedura d’infrazione.

Infatti Moscovici, rispondendo ieri all’interrogazione presentata dall’europarlamentare leghista Mara Bizzotto, ha indicato due possibili vie d’uscita. Che però sono entrambe subordinate alla riforma della norme europee in materia di Iva, per la quale al momento c’è solo una proposta della Commissione. E l’iter, iniziato con la presentazione il 18 gennaio 2018, non è vicino alla conclusione: il testo è all’esame del Consiglio.

Questo significa che il 1° gennaio, data dalla quale - salvo intoppi - entrerà in vigore la prossima legge di Bilancio, le norme europee sull’Iva saranno ancora quelle attuali. Sono norme in contrasto con le soluzioni che l’Italia sta pensando di adottare per non far deflagrare il problema Iva sulle lezioni di guida, con possibili aumenti di costi per gli utenti, chiusura di autoscuole e aumento dell’abusivismo. Tra le soluzioni di cui si parla ci sono un’aliquota agevolata e una dichiarazione di irretroattività degli effetti della sentenza che ha aperto la questione, quella resa dalla Corte Ue nella causa C-449/17.

Moscovici ieri ha parlato proprio di aliquote agevolate. Ha detto che la proposta di riforma «non include» le lezioni di guida tra i beni e i servizi cui va applicata l’Iva ordinaria, per cui «consentirebbe agli Stati membri di applicare un’aliquota ridotta o un’esenzione con diritto a detrazione dell’Iva versata (aliquota zero)». Ma il commissario francese, cui il 1° novembre subentrerà l’italiano Paolo Gentiloni, ha specificato che tutto questo sarà possibile solo dopo che la proposta di direttiva sarà adottata dal Consiglio. Cioè quando si sarà raggiunto un accordo tra gli Stati membri, che non si profila semplicissimo.

È possibile che qualcosa cambi con l’insediamento della prossima Commissione. Per esempio, a questa risposta di Moscovici potrebbe non essere dato molto peso. Ma comunque è una posizione che resta agli atti e potrebbe facilitare se non altro la richiesta di una procedura d’infrazione contro l’Italia, per il fatto che la legge di Bilancio contrasterebbe con l’interpretazione, ormai ufficiale, della Commissione.

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