Adempimenti

Affitti concordati, la cedolare potrebbe salire al 12,5 per cento

di Saverio Fossati

Un 25% in più di tassa piatta sugli affitti concordati. È una voce che sta prendendo corpo (anche se non è ufficialmente presente nel Documento programmatico di Bilancio) e che preoccupa i proprietari di Confedilizia. Ma che dovrebbe preoccupare anche gli inquilini.

La cedolare secca del 10% sugli affitti concordati ha prodotto effetti ottimi, più sulla possibilità di accesso a locazioni con canoni ridotti che sul gettito fiscale: la media nazionale è il 29,7% del totale dei contratti d’affitto stipulati. Quasi un inquilino su tre, in pratica, beneficia di canoni bassi (in genere dal 30% in su), cui corrisponde una tassazione decisamente sopportabile a vantaggio dei locatori.

Un aumento della cedolare (anche se, come sembra, verrebbe messa a regime mentre ora scadrebbe a fine 2019 per passare al 15 per cento) potrebbe quindi appesantire gli oneri fiscali: ipotizzando un canone concordato di 500 euro al mese per un appartamento medio in una città capoluogo di provincia, l’imposta salirebbe da 600 euro a 750 euro all’anno. Insomma, 150 euro in più.

Non moltissimo ma abbastanza per attivare un meccanismo che potrebbe rivelarsi devastante dal punto di vista dell’impatto burocratico: il decreto delle Infrastrutture del 16 gennaio 2017 che regola il meccanismo dei contratti concordati, prevede (articolo 6, comma 4) che in caso di «variazione dell’imposizione fiscale gravante sull’unità immobiliare locata, nonché di sopravvenienza di altro elemento o condizione che incida sulla congruità del canone della locazione in più o in meno, rispetto a quella in atto al momento della stipula del contratto, la parte interessata può adire la Commissione, la quale propone alle parti, nel termine perentorio di cui al comma 2, il nuovo canone da rinegoziarsi tra le parti». In sostanza, se cambia l’aliquota , i proprietari (che sono la parte interessata) potrebbero «adire» questa Commissione, la quale a sua volta andrebbe formata a cura dell’Autorità giudiziaria. Una «Commissione di negoziazione paritetica e conciliazione stragiudiziale» che dovrebbe comunicare alla parti la proposta di un nuovo canone, ovviamente più alto. Se questa procedura venisse attivata per tutti i contratti di locazione concordata c’è di che intasare ulteriormente i Tribunali.

«Se il Governo confermerà questa decisione – ha ribadito il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – sarebbe un clamoroso autogol. La cedolare sugli affitti calmierati è una misura sociale, condivisa da forze politiche, sindacati inquilini, operatori ed esperti del settore immobiliare» e in questi sei anni di applicazione «ha garantito un’offerta abitativa estesa, favorendo la mobilità di lavoratori e studenti sul territorio. Inoltre, come rileva la nota di aggiornamento del Def, la cedolare ha determinato una riduzione senza precedenti dell’evasione fiscale nelle locazioni».

All’allarme di Confedilizia si sono associati altre associazioni della proprietà (Asppi, Confappi,Federproprietà, Uppi) ma anche il Sunia (sindacato inquilini).

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