Professione

Semplificazione, il percorso fermo sulla carta

di Cristiano Dell’Oste

Il traguardo di un fisco semplice diventa sfocato come un miraggio nella travagliata stagione che ha visto il debutto degli Isa e che potrebbe presto battezzare la nuova ritenuta sugli appalti (l’articolo 4 del Dl 124/2019, atteso nei prossimi giorni al rush finale della conversione in legge). Non è un quadro consolante quello emerso ieri dalla tavola rotonda che si è svolta al Sole 24 Ore nell’ambito del convegno «Commercialisti verso il futuro fra nuovi mercati e legge di Bilancio».

Nonostante alcune aperture parziali (esterometro trimestrale, ravvedimento “allargato” per i tributi locali), il grosso delle 50 proposte di semplificazione fiscale lanciate a ottobre da Confindustria e dal Consiglio nazionale dei commercialisti è ancora lì, tutto da attuare. E questo non vale solo per le proposte più ambiziose, come l’abolizione dello split payment, ma anche per quelle a costo zero, come l’obbligo per il Fisco di rispondere alle istanze di autotutela, con atto motivato ed entro un termine certo (45 giorni dall’istanza).

Francesca Mariotti, direttore Politiche fiscali di Confindustria, ha sottolineato l’effetto non risolutivo delle proposte correttive alla versione iniziale della norma sulle ritenute sui redditi dei lavoratori impiegati in appalti e subappalti. Una norma che, ha aggiunto il consigliere nazionale dei commercialisti, Gilberto Gelosa, «sembra scritta da un legislatore che non ha molto chiara la realtà delle imprese». Anche senza immaginare aziende in contenzioso sull’esecuzione dei lavori, ha sottolineato Mariotti, «continua a essere previsto, tra i soggetti coinvolti nell’appalto, un flusso informativo molto complesso da gestire, con un meccanismo di ritenute da applicare addirittura sulla retribuzione oraria e per singolo contratto, anziché mensile. Per questo sarebbe quanto mai opportuno rinviare l’entrata in vigore del nuovo adempimento al secondo semestre del 2020 per i contratti siglati dal prossimo 1° gennaio». Piuttosto, ha suggerito Gelosa, «sarebbe logico che l’amministrazione cercasse di raggiungere gli stessi obiettivi di contrasto all’evasione incrociando i dati già in possesso dell’Inps, tramite il modello Uniemens, e delle Entrate».

Commentando il documento congiunto Confindustria-Cndcec, Mariotti ha ricordato la proposta di “anticipare” il recupero dell’Iva sui crediti inesigibili caduti in procedure concorsuali, senza costringere il contribuente ad attendere la chiusura della procedura. Sarebbe una mossa logica, oltretutto prevista da una norma del 2016 mai entrata in vigore, che allineerebbe di fatto le regole Iva con quelle delle dirette. Ma è rimasta sulla carta perché imporrebbe all’Erario di farsi carico di una perdita temporanea di gettito (stimata in 340 milioni l’anno per sette anni) finché la nuova regola non andrà a regime.

È evidente che parlare oggi di semplificazioni significa, al tempo stesso, invocare correttivi alle storture più evidenti, sollecitare il rispetto di principi elementari e far fronte a nuove norme – spesso dettate dalla volontà di recuperare gettito o contrastare l’evasione – che finiscono per complicare il quadro, anziché semplificarlo.

«Il legislatore italiano non ha neppure attivato la delega per il recepimento della direttiva 2018/1910, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2020», ha ammonito Raffaele Rizzardi, esperto e autore del Sole 24 Ore. Che ha poi ricordato come la semplificazione debba passare anche attraverso una «delegificazione», che lasci alla legge la definizione delle regole e ai regolamenti amministrativi le indicazioni di dettaglio. «Invece siamo ormai abituati a una legge che si spinge fino a dire cosa va inserito nelle singole comunicazioni alle Entrate», ha sottolineato Rizzardi.

Un punto su cui ha concordato Gaetano Ragucci, docente all’Università di Milano e presidente nazionale dell’Anti. «La semplificazione va cercata riattivando una politica legislativa inerte – ha rimarcato – tornando a una legge che sia generale, astratta e stabile nel tempo, passando anche attraverso una revisione dello Statuto del contribuente». Inerzia che, ha rilevato Gelosa, si è manifestata in modo evidente nell’assenza di correttivi sugli Isa, «che avrebbero dovuto essere resi sperimentali per il primo anno di applicazione». Senza dimenticare, ha concluso Ragucci, che non si semplifica solo con le “buone norme”, «ma anche con professionalità adeguate in ambito giudiziario e amministrativo».

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