Adempimenti

Detrazioni per spese mediche, il Governo cancella la stretta

di Marco Mobili e Marco Rogari

Il Governo cancella la stretta sulle detrazioni Irpef per le spese sanitarie per chi ha redditi superiori a 120mila euro. E, come ha già fatto per le auto aziendali in uso ai dipendenti, azzera o quasi la plastic tax escludendo dalla nuova imposta di consumo i prodotti monouso in tetrapack, portando così il gettito inizialmente atteso da oltre 1 miliardo per il primo anno a soli 150 milioni di euro. Oltre all’esclusione dei prodotti monouso con meno del 40% di plastica per peso la nuova imposta è dimezzata a 0,50 centesimi al chilo e si applicherà solo a partire da luglio.

Il dietro-front sulle tasse, come anticipato domenica scorsa su queste pagine, coinvolge anche la nuova robin tax per i concessionari: sale al 3,5%, rispetto ai tre punti di addizionale Ires previsti nel “mini” maxi-emendamento depositato giovedì scorso in commissione Bilancio al Senato, e sarà dovuta solo dal settore trasporti (autostrade, aeroporti, ferrovie e porti). Il gettito atteso scende così di 455 milioni di euro nel 2020 e di 260 milioni nel 2021.

L’ulteriore taglio delle tasse inzialmente introdotte dal Governo con il Ddl di bilancio vale altri 1,1 miliardi che si aggiungono a quel miliardo e 700mila euro indicato sempre nel “mini-maxi” di giovedì scorso. Una serie di interventi di restyling che si vanno ad amalgamare con i due pacchetti di correttivi dei relatori Rossella Accoto (M5S) e Dario Stefano (Pd) depositati sabato e nella giornata di ieri e che alla fine hanno stravolto i lavori in Commissione. Con l’opposizione all’attacco per il prolungarsi dei lavori e il presidente della Camera, Roberto Fico a esprimere preoccupazione per l’eventuale arrivo blindato del testo a Montecitorio: «Tempi troppo stretti, non è tollerabile». Ormai, infatti, appare quasi certa una sola doppia lettura parlamentare della manovra. Solo tre i precedenti: con i governi Berlusconi nel 2010 e nel 2011 e con l’esecutivo Renzi nel 2016. «Fatevi un esame di coscienza, perché così non si può andare avanti: a settembre dicevate che sareste andati al governo per evitare l’esercizio provvisorio e invece in esercizio provvisorio rischiate di andarci per la vostra incapacità di governare», ha attaccato il Carroccio dai banchi dell’Assemblea del Senato. Ma anche nella maggioranza la situazione continua a non essere tranquilla. Malgrado l’accordo raggiunto venerdì a Palazzo Chigi, Italia Viva con il ministro Bellanova è tornata a chiedere lo stop sulla sugar tax.

Per provare a porre fine alla situazione di stallo (ieri è saltato in extrermis l’inserimento del “milleproroghe” nella manovra) la Conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama ieri ha definito la nuova tabella di marcia fissando per giovedì l’approdo in Aula del provvedimento dove sarà posta la fiducia sul maxi-emendamento finale del Governo da votare venerdì o, al più tardi, sabato.

Il contributo maggiore per garantire le coperture alla riduzione delle “tasse etiche”, con 308 milioni, arriva dalla nuova stangata sul gioco grazie all’aumento del prelievo erariale unico sulle Slot che arriva a a toccare il 23,85% fino al 31 dicembre 2020 e dal 1° gennaio 2021 sale al 24 %. Contemporaneamente pagheranno il conto anche i giocatori con la riduzione delle quote restituite in vincite che scende al 65% e con la tassa sulla fortuna che dal 15 gennaio 2020 sale al 20% per le somme vinte con le Videolottery sopra i 200 euro. E che dall’1 marzo 2020 salirà sempre al 20% ma per le vincite superiori a 500 euro del Superenalotto, Gratta & Vinci, Winf For Life ecc.

Oltre ai giochi il Governo rinforza ancora le clausole di salvaguardia sulle accise sui carburanti con una maggiorazione di 303 milioni nel 2021. Se non saranno disinnescate, nello stesso anno, potrebbero scattare aumenti della benzina e del gasolio per 1,2 miliardi di euro. Sempre in materia di accise slitta a ottobre la stretta sull’autotrasporto. E sempre a ottobre partirà la sugar tax. Come annunciato dal viceministro Antonio Misiani (Pd) tornano i trasferimenti ai comuni: si parte con 100 milioni per arrivare a oltre 560 milioni nel 2024.

Nel subemendamento del Governo anche la riscrittura dei bonus Industria 4.0: Dall’iper e superammortamento si passa al credito d’imposta al 40% per beni tecnologici fino a 2,5 milioni di euro e del 20% tra 2,5 milioni e fino a a 10 milioni di euro. Per gli altri beni il credito d’imposta sarà del 6% nel limite dei costi di 2 milioni di euro. Aumentano i fondi per le non autosufficienze e i disabili e di 30 milioni tra il 2020 e il 2021 quelli per il 5 x mille.

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