Professione

Entrate e Dogane verso lo sciopero per mancate nomine e poche risorse

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Bloccare la macchina del Fisco e scendere in piazza. Così i lavoratori delle Agenzie rispondono all'ennesima fumata nera del Governo sulla nomina dei direttori e soprattutto per «l'assenza totale di risorse del salario accessorio per gli anni 2018 e 2019», nonché per la «drammatica assenza di personale». Dopo aver dichiarato lo stato di agitazione a fine 2019, le cinque sigle sindacali di Entrate e Dogane-Monopoli (Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa, Consal/Unsa, Flp) hanno indetto per il 23 gennaio prossimo il «Fisco-day» con il blocco degli uffici finanziari per due ore. Mentre per il 6 febbraio è stata annunciata la mobilitazione generale degli oltre 60mila dipendenti del Fisco chiamati a manifestare a Roma sotto la sede del ministero dell'Economia e nelle maggiori città.

Sono almeno sei le criticità che, secondo i dipendenti delle Entrate, richiedono attenzioni immediate e risposte in tempo reale. L'obiettivo, spiegano le rappresentanze sindacali, «è la difesa di un fisco giusto, del diritto dei lavoratori dell'amministrazione finanziaria di poter fornire servizi adeguati ai cittadini e recuperare davvero l'evasione fiscale». E nelle condizioni attuali tutto ciò non potrà essere raggiunto. A testimoniarlo, si legge nella nota sindacale diffusa ieri, ci sono l'assenza del direttore dell'Agenzia, l'inoperatività del comitato di gestione (con relativa paralisi delle decisioni di vertice), quattro Direzioni regionali senza vertice e coperte con incarichi ad interim, più del 30% degli uffici operativi (direzioni provinciali) senza direttori, dirigenza ridotta a poche unità ed incapacità di espletare legittimamente concorsi per assumerli con circa 1.500 posizioni organizzative a elevata responsabilità (Poer) appena istituite e attese al giudizio di legittimità della Corte costituzionale il 25 febbraio. E da ultimo la mancanza di risorse per pagare come dovuto le posizioni organizzative e le figure di capoteam, ossia funzionari chiamati in prima fila a erogare servizi ai cittadini come rimborsi, registrazioni alle conservatorie, atti di autotutela e altro.

La mobilitazione dei lavoratori del Fisco riguarderà anche le Dogane. Sul piano operativo il personale, con una carenza di almeno 3mila unità, a fine mese sarà chiamato ad affrontare senza «un vertice, alcuna indicazione e le risorse economiche necessarie» la Brexit che porterà a un notevole aumento dei traffici merci sull'Italia e a carichi di lavoro non previsti. Non solo. Ad allarmare i sindacati delle Dogane anche l'ipotesi che starebbe circolando in queste ore secondo cui a via XX Settembre sarebbero pronti a tagliare dal 2018 «le risorse storiche, già depauperate, del Fondo» perché i «16 milioni e mezzo di euro utilizzati fino al 2017 per il lavoro straordinario devono essere decurtati in quanto posti a carico dell'Agenzia». Ipotesi respinta al mittente dal sindacato con la mobilitazione del 23 gennaio e del 6 febbraio prossimo in quanto si tratterebbe, secondo la nota ufficiale, a partire dal 2018 per ogni lavoratore doganale «di una decurtazione salariale nel triennio di circa 6mila euro, il blocco delle progressioni economiche e del riconoscimento delle indennità previste per legge».

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