Controlli e liti

Ai giudici tributari firme digitali del Mef entro giugno

In stand by circa 20mila sentenze non depositate in assenza della sottoscrizione elettronica

Sarà il Mef a fornire «entro il mese di giugno 2020 le firme digitali Aruba ai giudici tributari che attualmente ne sono sprovvisti». Nelle intenzioni, il rilascio – nei confronti di 1.500 giudicanti, quasi il 50% del totale – dovrebbe favorire il deposito di circa 20mila sentenze emesse nel periodo del lockdown, rimaste in stand by sia per l’impossibilità di movimento dei magistrati dovuto alla quarantena sia per mancanza di questa forma di autenticazione dei provvedimenti giurisdizionali digitali (Pgd).

Di fatto la mossa del Dipartimento finanze ha un duplice effetto: da una parte garantire i contribuenti e l’Amministrazione in attesa del giudicato; dall’altro favorire il processo di informatizzazione del contenzioso tributario, già avviato il 1° luglio 2019, che si dovrebbe perfezionare con il via alla sentenza digitale.

In una missiva del 28 aprile scorso firmata da Fiorenzo Sirianni della Direzione tributaria e da Federico Filiani della Direzione sistema informativo della fiscalità, si fa riferimento alla «necessità di avviare il prima possibile l’applicativo Pgd che consenta con tempestività il deposito dei provvedimenti giurisdizionali già redatti, ovvero in corso di adozione, evitando ai giudici di recarsi presso le Commissioni tributarie». Per questo si spiega che il «Dipartimento sta attivando ogni utile procedura per accelerare l’estensione del servizio di redazione del provvedimento giurisdizionale digitale (Pgd), già collaudato e pronto per essere attivato su tutte le Commissioni tributarie». Di certo c’è che il progetto prenderà le mosse a «decorrere dal 1° luglio 2020 per le Commissioni tributarie provinciale di Roma e regionale per il Lazio, e dal 1° gennaio (probabile lo slittamento al 1° marzo 2020, ndr) per le restanti Commissioni tributarie di ogni ordine e grado».

Una macchina operativa che sembrava aver ricevuto un’accelerazione dall’emergenza sanitaria e che invece sta trovando diversi ostacoli sul suo cammino.

La prima “frenata” è arrivata dal Consiglio di stato con l’ordinanza 2539 del 21 aprile 2020. Che, interpretando l’articolo 84 del Dl 18/2020 ha stabilito che ciascuna delle parti può chiedere di rinviare l’udienza a data successiva al termine della fase emergenziale per poter discutere oralmente la controversia.

L’altro duro colpo è arrivato dal Dl giustizia 28/2020 pubblicato in Gazzetta il 30 aprile, che prevede per i giudici civili, e quindi anche per quelli tributari (si veda il Sole 24 Ore di ieri) la presenza fisica nell’ufficio giudiziario.

Una norma spiazzante sotto diversi punti di vista. In primis perché in contraddizione con l’impegno del Mef a fornire la firma elettronica a tutti i giudici tributari per consentire il deposito delle sentenze da remoto. Inoltre, secondo l’Associazione magistrati tributari che ne ha chiesto la rimozione, «rischia di vanificare le cautele sinora adottate a livello sanitario senza che ciò comporti, quanto meno per la giustizia tributaria, una qualche utilità concreta».

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