Per la crescita è essenziale ridurre le disuguaglianze
Sulla manovra di bilancio 2021 si concentrano le speranze di ripartenza del nostro Paese e della sua economia, duramente colpiti dal ritorno della pandemia e dalle necessarie misure di contenimento adottate dal Governo.
Nell’ultima parte dell’anno gli indicatori congiunturali su consumi e fiducia delle famiglie hanno ripreso a scendere e appare sempre più evidente la necessità di interventi con impatto espansivo.
La riforma per punti
Fra quelli più importanti e attesi c’è la riforma del sistema tributario che dovrebbe perseguire le priorità già individuate nel Programma Nazionale di Riforma dello scorso luglio, tra cui:
• sostenere la crescita;
• alleggerire la pressione fiscale;
• abbattere il cuneo fiscale sul lavoro;
• semplificare gli adempimenti.
Il fondo
La manovra, per fornire i mezzi necessari all’attuazione del programma sul fronte fiscale, istituisce un fondo di dotazione di circa 4 miliardi (al netto di quanto destinato per l’assegno universale e ai servizi alla famiglia) da utilizzare fra il 2022 e il 2023 e che dovrebbe agevolare gli interventi di rimodulazione ed essere potenziato con parte degli introiti dell’azione di contrasto all’evasione fiscale. È senz’altro un segnale positivo dare priorità e mezzi a una delle maggiori esigenze che sul piano economico si avvertono da molto tempo. Forse, proprio per il protrarsi dell’attesa, si dovrebbe riflettere su due questioni fondamentali che riguardano i tempi e gli obiettivi. Per quanto riguarda i tempi, non c’è dubbio che affrontare il compito di progettare ed attuare una riforma strutturale del nostro sistema tributario sia molto complesso e pieno di ostacoli e che il rischio concreto sia quello di continuare con interventi parziali che contribuiscono ad aumentare le contraddizioni d’insieme, le iniquità e le complessità.
In questo contesto, però, non bisogna perdere di vista il riaccendersi dei contagi, che pone a rischio le prospettive economiche a breve termine ed è quindi necessaria una risposta efficace e tempestiva.
Non si può attendere il 2022 o peggio il 2023 per avviare la prospettata riforma e usufruire dei correttivi ai lacci e lacciuoli costituiti da un Fisco non più in grado di stare al passo con le profonde trasformazioni che abbiamo attraversato negli ultimi decenni. Le risorse vanno misurate con attenzione, vista la situazione del nostro indebitamento pubblico, ma vanno stanziate con più coraggio (l’ammontare non sembra sufficiente) e utilizzate già a partire dal prossimo anno. Se il 2021 sarà l’anno del rilancio, dovrà essere stimolato da un sistema tributario che incentivi gli investimenti e l’incremento dell’occupazione.
Proteggere i deboli
Sul fronte degli obiettivi è importante notare come una parte delle risorse della legge di bilancio sia opportunamente destinata al sostegno delle famiglie più vulnerabili.
Proteggere i redditi delle famiglie è indispensabile, oltre che per contrastare un aumento delle diseguaglianze, per sostenere la domanda, in un quadro congiunturale che rimane debole e incerto.
Tassare le «cose»
È dunque opportuno analizzare con attenzione le conseguenze di trasferire l’onere fiscale dalle persone alle cose, finalità dichiarata dalla riforma.
Tassare le cose significa cercare di aumentare il gettito della tassazione indiretta per ridurre quella diretta. Questa politica tributaria rischia di avere effetti regressivi a danno proprio delle classi più deboli, delle famiglie che hanno maggiormente sofferto gli effetti negativi della crisi economica frutto dell’emergenza sanitaria.
Senza un deciso intervento sulle diseguaglianze si rischia di assistere a un’involuzione della società che può portare tensioni tra chi possiede la ricchezza e chi ne resta escluso. Un’eccessiva concentrazione dei redditi e dei patrimoni incide negativamente su consumi e produttività, rende il sistema meno efficiente e agisce da freno alla crescita. Va inserita, fra le priorità della riforma anche l’aumento del grado di equità, non dimenticando l’importanza che la funzione redistributiva ha per contribuire a rendere la nostra società più giusta e poter disegnare un futuro di sviluppo e prosperità.
Decreto sull’Iva, chance per ridurre le difformità con la disciplina Ue
di Eugenio della Valle