Il CommentoControlli e liti

Nel processo va preservato il contraddittorio in presenza

di Antonio Damascelli

La relazione svolta dal primo presidente della Corte di Cassazione in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, venerdì scorso, ha messo a nudo un dato statistico ed ha indicato strade operative per uscire dall'ingorgo in cui la Corte si trova.

Il dato statistico: il numero delle sentenze dei giudici tributari di appello annullate è superiore a quelle dei giudici ordinari.

La prospettiva: è necessario che siano istituiti giudici di appello professionali a tempo pieno e in via esclusiva, al pari degli altri giudici specializzati, atteso che la materia tributaria ha un peso economico rilevante sia per i privati che per l'Erario.

Uncat, l'Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi, plaude con grande soddisfazione e condivide le considerazioni del primo presidente Piero Curzio proprio in merito alla necessità che la giustizia tributaria sia amministrata da giudici a tempo pieno, soprattutto e con urgenza nel giudizio di appello, al fine di accrescere la qualità dei provvedimenti e ridurre il perimetro del numero dei ricorsi.

L'analisi e le proposte vanno nel senso da tempo invocato dagli avvocati tributaristi, che hanno anche appoggiato un disegno di legge giacente alla Camera perché sia istituito, nel rispetto dell'articolo 111 della Costituzione, un giudice terzo, professionale e a tempo pieno.

Pur apprezzando lo sforzo della magistratura tributaria nell'attuale assetto ordinamentale, non è possibile giustificare ancora l'esistenza di un giudice part time o free time che avrebbe bisogno di dedicarsi toto corde al diritto tributario, se è vero, come ha sottolineato la relazione del presidente Curzio, che è «ormai uno dei settori più complessi e impegnativi dell'esperienza giuridica».

Parimenti va revocato in dubbio il mantra che la giustizia tributaria sia una giustizia veloce e tanto basti a mantenere lo status quo, poiché è abbastanza evidente che la tempistica non è detto che sia in diretta ed immediata relazione causale con la qualità del prodotto. Il motto dell'imperatore Augusto «festina lente» appare più consono a simboleggiare l'azione rapida retta dalla cautela, tanto più che l'impenetrabilità avanti la Corte suprema del vizio di motivazione fa sì che il giudizio empirico sul fatto richieda l'accurata introspezione delle questioni fattuali.

La professionalizzazione del giudice tributario, se veramente si vuole uscire dall'impasse, è dunque la prima ed essenziale risposta che il legislatore deve dare, perché costituisce la cifra della denunciata asimmetria degli annullamenti delle sentenze. La politica, purtroppo e spesso, si nutre di slogan e quelli enunciati a piè sospinto sulla lotta all'evasione e sulla riforma tributaria, bolsi enunciati, riescono soltanto ad ingigantire il discredito delle istituzioni.

Per converso, il riconoscimento della dialettica frontale, «del contraddittorio tra le parti, dinanzi alla Corte, con tutti presenti» evocato nel più alto consesso giudiziario restituisce alla collettività dei cittadini, oltre che degli operatori del diritto, il senso della fiducia nelle istituzioni, della finalità dell'agire, unica via che, nell'immediatezza dei tempi, può costituire il miglior viatico per far sì che si incominci a capire perché non comunichino, come da sempre dimostrato dalla dottrina, due culture giuridiche contrapposte: quella del Fisco e quella degli avvocati e dei contribuenti.