Imposte

Imponibile Iva l’acquisto di «utility token» per la blockchain

Secondo l’interpello 110/2020 il corrispettivo versato è una commissione per l’accesso alla piattaforma

di Giovanni Iaselli e Antonio Tomassini

L’acquisto in denaro di utility token - necessari per svolgere l’attività di “nodo validatore” di una piattaforma blockchain che permette la firma e lo scambio in sicurezza di documenti - costituisce una generica prestazione di servizi imponibile Iva. Il pagamento per l’acquisto di tali token rappresenta, infatti, il corrispettivo per poter accedere e utilizzare la piattaforma blockchain e e operare, per l’appunto, come “nodo validatore”.

Lo ha affermato l’agenzia delle Entrate con la risposta n. 110 del 20 aprile 2020 in risposta al quesito formulato da una start up tecnologica (Alfa), sviluppatrice della piattaforma blockchain denominata Alfa.network che consentirà di firmare, criptare e scambiare documenti commerciali (come ordini, fatture, documenti di trasporto) in forma digitale.

Come funziona la piattaforma
Essendo basata sulla tecnologia blockchain, Alfa.network necessiterà di una rete dislocata di server che effettuano la validazione delle transazioni ivi effettuate. I “nodi validatori” saranno i soggetti che gestiranno i nodi della rete e valideranno le transazioni effettuate. Tali soggetti, oltre ad utilizzare il software messo a disposizione da Alfa, dovranno dotarsi di un quantitativo minimo di token (gettoni), vincolati a garanzia della correttezza della propria attività di validazione.

Tutte le transazioni su Alfa.network avverranno mediante pagamento in criptovaluta, proprio per il tramite dei token generati ed immessi sul mercato dalla società. In tale contesto, la società ha costituto un consorzio partecipato dai “nodi validatori” il cui scopo, tra l’altro, è quello di acquistare a condizioni di favore, in nome e per conto dei consorziati, gli specifici token che saranno utilizzati da questi ultimi.

Di fatto, il consorzio compra i token dall’emittente Alfa e li rivende ai “nodi validatori”.

La tesi della società
Secondo l’istante, gli Alfa token sono una criptovaluta nativa di Alfa.network, generata dalla società in quantità predeterminata (60 milioni): non sarebbero un bene-investimento e, indipendentemente dalla concreta diffusione di Alfa.network e del suo corretto funzionamento, in nessun caso il possessore potrà reclamarne il rimborso in denaro.

Secondo l’istante il dubbio interpretativo riguarda il trattamento Iva da riservare alla vendita degli Alfa token al consorzio. Questi ultimi avrebbero una natura ibrida, atteggiandosi allo stesso tempo sia come “utility token” (poiché necessari per fruire dei servizi della piattaforma) sia come “currency token” (quale mezzo di pagamento per acquistare beni o servizi sul mercato).

In entrambi i casi, richiamando anche la risposta n. 14 del 2018 dell’agenzia delle Entrate, secondo la società, i trasferimenti dei token sarebbero fuori campo Iva in quanto costituirebbero delle mere movimentazioni di denaro.

La risposta negativa del Fisco
Di diverso avviso l’amministrazione finanziaria che, dopo aver affermato la natura di “utility token”, ha escluso che al momento della loro emissione gli Alfa token abbiano soltanto natura di moneta virtuale. Ciò in quanto la somma pagata ad Alfa per la vendita di token costituirebbe la commissione per il servizio di accesso e di utilizzo della piattaforma.

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