Il CommentoImposte

Opzione sul regime di cassa per lo sviluppo delle Stp

Già nella prossima legge di bilancio andrebbero rimossi gli ostacoli fiscali

di Massimo Scotton

Nel dibattito sulle società tra professionisti (Stp) da più parti si osserva uno sviluppo limitato di questa formula associativa. In un mercato che cambia, anche la domanda di servizi professionali muta verso forme che saranno diverse rispetto alle attuali e dove i competitors sempre più spesso sono strutturati a livello corporate e multinazionale.

Più volte il Consiglio nazionale dei commercialisti ha pubblicato documenti sul tema dell’aggregazione degli studi come formula per lo sviluppo della professione, anche in modalità multidisciplinare, per soddisfare e tenere il passo ad una domanda che non si estingue ma muta.

La formula singola nell’esercizio professionale non potrà essere competitiva in un quadro di marginalità decrescente dei servizi meramente contabili, rispetto a strutture più articolate, con maggiori economie di scala e in grado di coprire più aree di competenza specialistica professionale.

In una fase di riprogettazione dell’economia nazionale e mondiale, occorre da parte dei governi investire e creare infrastrutture sulle quali le attività economiche possano organizzarsi e competere con notevole successo nell’industria, nel commercio e anche nelle professioni.

Investire in infrastrutture per agevolare lo sviluppo delle Stp è un obiettivo di medio lungo periodo che consentirà anche uno sbocco agli studi universitari dei giovani.

Anche qui occorrerà creare indirizzi di studio specialistici, qualificati e qualificanti per le professioni, con l’ingresso di professionisti già nel corpo docente, affinché i giovani possano formarsi, accorciare i tempi di tirocinio e entrare rapidamente nell’esercizio della professione.

Questo è solo un punto di partenza di nuovi percorsi universitari verso formule e modelli ancora più innovativi.

Un recettore di queste competenze potranno sicuramente essere le Stp che per definizione necessitano di questi skills e che potranno offrire lavoro e vendere servizi di avanguardia sul mercato. Vero è che il loro lo sviluppo attuale è assai modesto e non unicamente per l’individualismo e la ritrosia all’aggregazione da parte dei professionisti. È forse questa una concausa che però saranno le ragioni del mercato a far superare.

Allora il tema torna sulle infrastrutture che a livello governativo devono essere create per favorire questi fenomeni associativi attraverso regimi fiscali adeguati e non penalizzanti. L’agenzia delle Entrate considera reddito d’impresa quello prodotto dalle Stp il cui oggetto sociale esclusivo è tuttavia l’esercizio di attività professionale tramite il lavoro autonomo al quale non si adatta il criterio della tassazione per competenza, bensì quello per cassa. Questo è un concreto ostacolo allo sviluppo che potrebbe essere superato, quantomeno, con l’introduzione di un regime di cassa opzionabile.

Ancora, deve essere rimosso l’orientamento dell’Agenzia che considera realizzative le trasformazioni ovvero i conferimenti di attività professionali nella nuova formula della Stp.

L’ordinamento fiscale nazionale già prevede regimi di neutralità per simili operazioni e non si vede perché non debbano essere applicate anche nel campo delle Stp.

Entrambi questi temi sono stati oggetto di ripetuti interventi del Consiglio nazionale in audizioni parlamentari dove sono stati depositati articolati di proposte in questa direzione.

Un legislatore più attento dovrebbe cogliere, già nella prossima legge di Bilancio, l’opportunità fornite da questi indirizzi per creare le infrastrutture su cui possano svilupparsi e competere le professioni del futuro.

Non costa nulla in termini di gettito, costa in termini di Pil non farlo.

L’autore è consigliere nazionale del Cndcec (Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili)