Professione

Fondo perduto, professionisti in trincea: si alza il livello dello scontro con il Governo

È scontro con il Governo sulla esclusione e delle categorie dal contributo a fondo perduto

ADOBESTOCK

di Federica Micardi

La Fase 2 per i professionisti iscritti agli Ordini si sta rivelando particolarmente complessa. E non solo per i problemi legati al lockdown. A mettere in difficoltà commercialisti, consulenti, ingegneri e tutti coloro che per svolgere l’attività sono iscritti ad un Ordine o ad un Albo sono le recenti decisioni del Governo.

In questi giorni sta montando la protesta per l’esclusione dei professionisti dal contributo a fondo perduto. Una decisione contro cui si è espressa la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che su Facebook parla di ingiusta penalizzazione; mentre il sottosegretario al Lavoro Francesca Puglisi auspica una correzione in fase di conversione del decreto.

Il contributo a fondo perduto, previsto nel decreto rilancio andrà ad imprese, artigiani, commercianti ma non ai professionisti. Una decisione politica che gli esclusi faticano a digerire e per questo i presidenti dei consulenti del lavoro e dei commercialisti, rispettivamente Marina Calderone e Massimo Miani, hanno deciso di non partecipare all’incontro di ieri organizzato dall’agenzia delle Entrate dedicato al contributo a fondo perduto. Una scelta che secondo un comunicato delle Entrate «rischia di danneggiare i loro clienti».

A difesa dei presidenti sono scese in campo le nove sigle sindacali dei commercialisti (Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec, Unico) che in una lettera inviata al direttore dell’agenzia delle Entrate, in merito all’esclusione dal contributo parlano di un «evidente errore che contrasta con il principio comunitario dell’equiparazione dell’attività professionale all’attività d’impresa». E in merito al ventilato rischio per i clienti i sindacati invitano l’Agenzia a guardare in casa propria, visto che «i professionisti hanno dimostrato in questi anni di dover supplire alle inefficenze dell’amministrazione finanziaria, che in più occasioni ha dato prova di inadeguatezza».

L’esclusione dal contributo a fondo perduto non è piaciuta al presidente di Inarcassa, l’ente di previdenza di ingeneri e architetti, Giuseppe Santoro che parla di una discriminazione senza un valido motivo e di insipienza istituzionale che danneggia una parte rilevante del tessuto produttivo del Paese: « Non possiamo essere definiti “imprenditori” solo quando si tratta di essere tassati», afferma.

Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, durante la trasmissione Piazza Pulita ha scaldato ulteriormente gli animi perché ha detto che «i professionisti, in quanto persone, beneficiano dell’indennità di 600 euro a marzo e aprile, che sarà di mille euro a maggio, sono esclusi dal contributo a fondo perduto perché non sono imprese». Una spiegazione che non è piaciuta a Marina Calderone che precisa: «Tutti gli autonomi hanno percepito il bonus, anche i non iscritti agli Ordini; ma non sono 600 euro che possono compensare il calo del volume d’affari e le spese fisse affrontate da uno studio professionale, assimilato peraltro dall’Unione europea alla Pmi nel diritto di accesso. Per questo ci aspettiamo che in fase di conversione i professionisti iscritti agli Ordini siano reinclusi tra i percettori del contributo a fondo perduto – prosegue Calderone - . Non vedo differenze tra un’azienda e uno studio professionale, entrambi hanno costi fissi, bollette, personale e producono Pil»

Dura la replica del presidente di Confprofessioni Gaetano Stella che parla di una visione ottocentesca della professione: «Le dichiarazioni di Gualtieri denotano una preoccupante e pericolosa approssimazione su un settore economico, quello degli studi professionali, che occupa 900 mila lavoratori tra dipendenti e collaboratori e muove un volume d’affari di circa 210 miliardi di euro all’anno».

I nove sindacati dei commercialisti, che ieri hanno scritto anche al ministro Gualtieri, hanno voluto ricordare al capo dell’Economia che il precedente decreto liquidità faceva riferimento alle attività economiche secondo la direttiva europea, che definisce impresa «qualsiasi entità impegnata in un’attività economica, indipendentemente dalla sua forma giuridica».Per il presidente dei commercialisti Miani, anche in questo caso, come in numerose altre occasioni, il problema è la mancanza di ascolto da parte del legislatore: «Abbiamo declinato l’invito delle Entrate per protestare contro la scarsa considerazione che si ha delle professioni, e della nostra in particolare, e non solo su questioni che ci riguardano direttamente come in questo caso, ma anche quando facciamo proposte fiscali di sistema, una materia che conosciamo bene».

All’incontro di ieri sul contributo a fondo perduto, durante il quale è stato presentato il modello per la richiesta e sono state suggerite una serie di semplificazioni, i presidenti di Int e Lapet (rispettivamente Riccardo Alemanno e Roberto Falcone), e il rappresentante di Confprofessioni Luigi Carunchio hanno stigmatizzato l’esclusione dei professionisti dal contributo.

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