Professione

Professionisti: bene l’accesso al fondo perduto ma va tutelato chi si contagia

Tra le proposte presentate la disapplicazione della disciplina per le società di comodo e l’incremento a 36 mesi per i contratti a termine

di Federica Micardi

Luci e ombre del decreto Sostegni messe in evidenza dai professionisti nel corso delle audizioni che si sono svolte l’8 aprile presso le Commissioni programmazione economica, bilancio, finanze e tesoro del Senato. Tutti gli interventi - sono stati ascoltati, tra gli altri, i commercialisti, i consulenti del lavoro, Confprofessioni e Colap - hanno apprezzato la soppressione dei codici Ateco per accedere al Fondo perduto, decisione che ha consentito anche ai professionisti iscritti agli Ordini di beneficiare di questo aiuto; c’è chi però sottolinea la necessità di interventi perequativi per ridurre le disparità di trattamento. Un altro tema caro a tutte le professioni riguarda la tutela del professionista in caso di malattia, che al momento è lasciato “senza paracadute” anche in caso di contagio da Covid.

Disapplicare la disciplina delle società di comodo

I commercialisti hanno sottolineato la necessità di una sorta di “conguaglio” del contributo a fondo perduto, che tenga conto dei contributi sinora ricevuti, in modo da riconoscere a ciascun operatore economico un importo a titolo definitivo sulla base del medesimo e più congruo criterio del calo del fatturato medio mensile del periodo da marzo a dicembre 2020 rispetto al fatturato medio mensile del 2019, senza pregiudicare la spettanza dei contributi già erogati, così da superare gli errori commessi nella definizione dei criteri con i provvedimenti emergenziali dello scorso anno, e garantire una maggiore equità nell'erogazione dei contributi.

Per i commercialisti, rappresentati dal consigliere Gilberto Gelosa, è un bene che nel decreto Sostegni sia stato abbandonato il riferimento ai codici Ateco, che gli aiuti siano stati riconosciuti anche ai professionisti iscritti agli Ordini e che il calo del fatturato venga calcolato sull'intera annualità. Resta però, sottolinea Gelosa, un problema in merito agli importi che non sono adeguati.

I commercialisti, viste le gravi ricadute economiche provocate dalla pandemia sulla quasi totalità delle attività economiche, propongono di disapplicare, per l'anno 2020, la disciplina in materia di società di comodo e in perdita sistematica per tutte le attività economiche, senza limitazioni di carattere soggettivo.

Un altro fronte su cui i commercialisti chiedono interventi è quello della giustizia tributaria, per la categoria è necessario intervenire sulla disciplina emergenziale in materia di svolgimento del processo tributario introdotta con l'articolo 27 del decreto-legge 28 ottobre 2020 vista la scarsa applicazione da parte delle Commissioni tributarie delle udienze pubbliche in videoconferenza, nonostante il provvedimento del direttore generale delle finanze abbia approvato le regole tecnico-operative per la partecipazione all'udienza a distanza.

Più risorse per l’esonero contributivo

Bene l'eliminazione dei codici Ateco anche per Confprofessioni, una mossa che ha consentito l'erogazione degli aiuti ai professionisti; sarebbe però necessario, chiede il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella un intervento perequativo a favore dei professionisti, che a parità di danni economici subiti hanno ricevuto ristori notevolmente inferiori rispetto alle altre categorie.

Stella apprezza anche il fondo per l'esonero contributivo ma sottolinea che le risorse messe in campo (passate da 1 a 2,5 miliardi) non sono adeguate alle necessità e arrivano a coprire solo un sesto della platea potenzialmente interessata. Sullo stralcio delle cartelle esattoriali, Confprofessioni chiede di aumentare il limite dei 5mila euro per redditi non superiori a 30 mila euro previsto dal decreto. Sul fronte del lavoro, positiva la proroga degli ammortizzatori sociali, che riguarda anche i dipendenti degli studi professionali.

Apprezzata la semplificazione delle procedure di accesso alle misure del decreto Sostegni e le integrazioni salariali che scatteranno dal 1° luglio. In merito Confprofessioni suggerisce di semplificare ulteriormente la domanda prevedendo un unico modello di riferimento per la richiesta delle singole misure. Dure critiche da parte della Confederazione italiana libere professioni sulla mancanza di tutele in caso di malattia del professionista; secondo Stella è inaccettabile che solo i professionisti siano vincolati al regime di adempimenti e sanzioni, senza alcun riguardo alla loro condizione di salute.

Sostegni doppi per compensare la precedente esclusione

La presidente del Colap, Emiliana Alessandrucci ha chiesto di riconoscere sostegni “doppi” ai professionisti che fino ad ora sono rimasti esclusi dai ristori a causa dei codici Ateco, e sottolineato la necessità di tutelare i professionisti in caso di malattia. Il Colap propone di introdurre un'indennità di malattia per i professionisti che si ammalano di Covid, per dare un supporto concreto a realtà che se non lavorano non incassano. Necessario poi pensare e di riconoscere una proroga automatica degli adempimenti per il professionista impossibilitato a rispettare i termini perché malato.

Garantire la continuità di integrazione salariale

Anche i consulenti del lavoro sottolineano con forza la necessità di maggiori tutele per i professionisti che si ammalano di Covid o che sono sottoposti a misure di profilassi sanitaria, e chiedono di prevedere: l'esonero dalla responsabilità professionale per mancato adempimento, nei termini, di ogni obbligo concernente la trasmissione di atti, documenti e istanze verso la pubblica amministrazione; la conseguente remissione in termini, dopo la certificazione dell'avvenuta guarigione.

Il Consiglio nazionale dei consulenti evidenza la necessità di ulteriori interventi per garantire la continuità dei periodi di integrazione salariale perché le 12 settimane previste dalla Legge di Bilancio 2021, se fruite con continuità dal 1° gennaio 2021, terminano il 26 marzo 2021, mentre le nuove settimane previste dal decreto in esame possono essere fruite soltanto a decorrere dal 1° aprile 2021.

Inoltre, evidenziano, la Legge di Bilancio 2021 non consente l'accesso alla Cig emergenziale ai lavoratori assunti dal 5 gennaio scorso. Un'altra criticità riguarda il pagamento dei trattamenti di integrazione salariale laddove il decreto Milleproroghe ha differito al 31 marzo 2021 il termine per la presentazione di domande di integrazione salariale scadute entro il 31 dicembre 2020, ma manca il differimento del termine per il conguaglio dei datori di lavoro privati che hanno anticipato le somme dovute originariamente dall'Inps, che rischiano di perdere il rimborso.

Infine, alla luce dell'estensione al 31 dicembre 2021 della facoltà di proroga a-causale dei contratti a tempo determinato, secondo i consulenti è utile incrementare sino a 36 mesi il limite massimo per un rapporto di lavoro a termine, così da assicurare alle imprese strumenti utili alla offerta flessibile di posti di lavoro nella fase di – seppur timida – ripresa economica .

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