Professione

Confprofessioni contro l’esclusione dal tavolo sul Recovery

Il viceministro Misiani parla di «logiche vecchie» e apre alla consultazione

di Alessandro Galimberti

Nel giorno della presentazione del V Rapporto sulle libere professioni - si veda il Sole 24 Ore di ieri - si accende il fronte del Recovery Plan. A sollevare il caso, nel dibattito a più voci seguito al report, è stato lo stesso presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella: «Il presidente del Consiglio in questi giorni, ha fatto un incontro con le parti sociali - ha detto - e noi professionisti non siamo stati convocati sebbene già all’inizio della pandemia avessimo avviato interlocuzioni dirette con l’Europa. Col governo invece non abbiamo potuto parlare».

Il viceministro Antonio Misiani ha risposto a stretto giro ammettendo che «c’è un’idea della concertazione un po’ vecchia, il cui perimetro sono le organizzazioni confederali per quel che riguarda il mondo del lavoro dipendente e le grandi associazioni d’impresa, una idea che non condivido perché il mondo delle professioni ha tanto da dire». Secondo Misiani - ovviamente crisi politica permettendo - le professioni diventeranno presto parte del tavolo sui fondi Ue che tanto potrebbero giovare a un mondo in forte crisi di vocazioni (il lavoro indipendente) ma che contiene in sè potenzialità enormi per il rilancio del sistema Paese.

Di «sostegno sin qui insufficiente» alle professioni ha parlato Maria Stella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera, sottolineando che, al contrario, andrebbe invece lanciato un segnale forte anche ai giovani; «Il nostro voto allo scostamento di bilancio è stato un segno di responsabilità, ma bisogna abbandonare la strada dei ristori a pioggia, puntando invece su una strategia di rilancio che passa necessariamente anche dal mondo delle professioni». Critiche raccolte anche da Alberto Gusmeroli, vicepresidente della Commissione Finanze alla Camera, secondo cui è necessario «introdurre la flat tax incrementale con aliquota al 15%, sbloccare la cessione delle compensazioni e ridurre la ritenuta d’accconto al 10%», proposte peraltro giacenti e ignorate in Parlamento.

Secondo Ylenja Lucaselli, commercialista nella vita e membro della Commissione bilancio alla Camera, «il diniego al “fondo perduto” per le professioni è stato inspiegabile e discriminatorio (rispetto alle altre attività d’impresa, ndr), mentre Il presidente di Confprofessioni Stella ha rimarcato che la decontribuzione per i giovani (passata nella legge di Bilancio, ndr) è importante ma appare inadeguata nella copertura finanziaria».

La difesa d’ufficio della gestione della difficile parabola pandemica, versante lavoro autonomo, è venuta dal messaggio registrato di Francesca Puglisi, sottosegretaria al Lavoro, secondo cui «ci sono stati i decreti ristori, nella legge di bilancio abbiamo inserito con una sperimentazione per il triennio 2021-2023, una prima forma di ammortizzatore sociale, l'Iscro, per le partite Iva. Nell’ultimo ristori abbiamo anche tolto un’odiosa tassa su quegli indennizzi che le casse di previdenza private avevano erogato ai professionisti» ha detto Puglisi, chiosando che «la riforma complessiva degli ammortizzatori sociali sarà nel 20222».

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