Contabilità

Sugli standard di sostenibilità Europa in gara con lo Iasb

Il segretario Oic Massimo Tezzon fa il punto sull’armonizzazione delle informazioni Esg. Lo Iasb si concentra sul clima; l’Efrag ha un approccio più ampio

di Maria Carla De Cesari

È partita la corsa per la definizione dei principi di sostenibilità, l’acronimo è Esg e comprende gli aspetti relativi all’ambiente al sociale fino alla governance: l’obiettivo è che queste informazioni nei bilanci delle imprese “completino” quelle contabili e finanziarie.

In Europa da qualche anno è in vigore la direttiva 2014/95 che ha imposto alle società di maggiori dimensioni di dare informazioni non finanziarie. Ora, con la verifica e il tagliando sul funzionamento della direttiva, l’Efrag - l’organismo di consultazione della Commissione europea sui principi contabili - si prepara a elaborare dei veri e propri standard in tema di sostenibilità.

Per l’Efrag sarabbe il debutto nella standardizzazione; per questo lavoro sono già state elaborate 54 raccomandazioni o linee guida.

Nel frattempo, però, è sceso in campo lo Iasb, che è il regolatore globale, che ha annunciato la sua iniziativa in questo campo.

Tra i due organismi la corsa - anche se le dichiarazioni assicurano collaborazione - non è detto che proceda lungo le stesse direttrici, visto che un piano di coordinamento non è , almeno per il momento, all’orizzonte. «In Europa - commenta Massimo Tezzon, segretario generale dell’Organismo italiano di contabilità - la sensibilità politica verso i temi della sostenibilità è molto alta, tanto che nelle prossime settimane si dovrebbe arrivare a modificare la direttiva 2014/95, ampliando il campo delle imprese obbligate alle informazioni non finanziarie».

La partita delle informazioni sulla sostenibilità e la loro standardizzazione ha forti risvolti economici e finanziari: al di là degli oneri “ amministrativi” per le imprese, la mancata comparabilità dei bilanci, anche per questi aspetti, potrebbe avere effetti, pure distorsivi, nelle scelte degli investitori.

Tra i due organismi scopi e tempi, come rileva Tezzon - non sono coicidenti. «Lo Iasb, con il nuovo Sostainability board, ha dichiarato che si occuperà per prima cosa di clima. Inoltre, l’impostazione sarà più attenta agli investitori globali. L’Efrag è un po’ più avanti e prevede di emanare i primi principi core a metà 2022, abbracciando dall’ambiente al sociale alla governance, indirizzandosi anche agli stakeholder , cioè i lavoratori , i consumatori , le comunità locali».

Comune, però , è l’intento di integrare in prospettiva le informazioni non finanziarie nei bilanci delle imprese, in modo che non si sia obbligati a ricercare i dati in più documenti e in modo che il compitiodell’interprete sia semplificato. «Anche perché - spiega Tezzon - le informazioni sono interconnesse: a fronte di un rischio ambientale, si deve sapere se è stato fatto un accontonamento ad hoc».

Chi vincerà la sfida fra Efrag e Iasb? Intanto, quest’ultimo ha incassato il placet dello Iosco, l’organismo delle “Consob” globali.

In una situazione dalle tante variabili - commenta Tezzon - c’è chi, con un pizzico di ambizione, sostiene che l’Europa debba diventare un punto di riferimento in questi standard , chi invece ipotizza principi base globali da implementare su base regionale.

L’Oic - affema Tezzon - non si è pronunciata sulla preferibilità dei due progetti . «L’importante - sostiene - è vivere il processo dall’interno». La standardizzazione, e non è solo un problema tecnico , non deve comportare oneri eccessivi e sproporzionati e riflessi negativi per le imprese europee.

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