Professione

Dal lavoro retribuito all’apprendistato come cambiano le attività sportive

di Marco Bellinazzo

Per aggiornare almeno in parte la legge 91 del 1981 e varare una riforma organica dello sport ci sono voluti quasi tre anni e tre Governi. Ieri, dopo mesi di polemiche (nient’affatto sopite), il Consiglio dei ministri ha licenziato i cinque decreti (su sei, quello sui rapporti tra le istituzioni sportive, contenuto nel Dl 5/2021, è in discussione al Senato) che attuano la legge delega approvata nell’agosto 2019 dal primo Governo Conte.

Molte e variegate le novità. La principale riguarda senz’altro la nuova definizione di «lavoratore sportivo» che supera la formalistica divisione fissata quarant’anni fa tra professionisti e dilettanti. D’ora in avanti ci sarà soltanto una distinzione tra l’«amatore» e il «lavoratore sportivo», ovvero «l’atleta, l’allenatore, l’istruttore, il direttore tecnico, il direttore sportivo, il preparatore atletico e il direttore di gara che, senza alcuna distinzione di genere e indipendentemente dal settore professionistico o dilettantistico, esercita l’attività sportiva verso un corrispettivo». Il lavoro sportivo potrà essere svolto - se retribuito - nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato o di un rapporto di lavoro autonomo, anche nella forma di collaborazioni coordinate e continuative». In questo modo si punta ad estendere agli ex dilettanti una serie di tutele previdenziali (con iscrizione alla gestione seprata Inps) e assistenziali. Per quanto riguarda i giovani viene introdotta una disciplina dell’«apprendistato» per coniugare la formazione atletica con la preparazione professionale e favorire l’accesso all’attività lavorativa anche alla fine della carriera sportiva. Entro il 1° luglio 2022 invece dovrà essere abolito il “vincolo” sportivo e ogni forma di limitazione alla libertà contrattuale dell’atleta. Una misura che sta mettendo in allarme tutti i settori giovanili che temono di essere saccheggiati dei talenti migliori dai club più strutturari a prescindere dal «premio di formazione tecnica» che pure la riforma riconosce. I decreti approvati ieri mirano poi ad agevolare il passaggio al professionismo per le atlete e a consentire agli atleti paralimpici di accedere ai gruppi civili e militari dello Stato, come ha rivendicato l’ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora.

Le associazioni sportive dilettantistiche, per le quali viene creato un registro nazionale gestito da Sport e Salute, potranno acquisire personalità giuridica, assumere qualsiasi forma societaria e distribuire in minima parte gli utili.

Viene inoltre introdotta una semplificazione delle procedure per l’ammodernamento di stadi e impianti. Nel documento di fattibiltà del progetto può essere previsto, tra le altre cose, «il pieno sfruttamento a fini commerciali, turistici, educativi e ricreativi di tutte le aree di pertinenza dell’impianto in tutti i giorni della settimana» e che nelle strutture con più di 16mila posti, da cinque ore prima dell’inizio delle competizioni e fino a tre ore dopo la loro conclusione, entro 300 metri dal perimetro dell’area, l’occupazione di suolo pubblico per attività commerciali sia riservara al club che le utilizza.

I provvedimenti licenziati ieri, infine, si concentrano sulla nuova e più ampia definizione operativa dell’agente sportivo (anche con una delega per fissare i parametri di calcolo dei compensi) e su misure dirette ad aumentare la sicurezza sulle piste da sci.

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