Controlli e liti

Giustizia tributaria, da Ctp e Ctr 86mila sentenze in meno nel 2020

Nel calo confluiscono le restrizioni per la mancata attuazione della videoconferenza. I fascicoli pendenti sfondano quota 345mila, 10mila in più del 2019

di Ivan Cimmarusti

L’anno nero del Covid provoca un -37% di definizioni nelle Commissioni tributarie provinciali e regionali, che passano dalle 227.844 del 2019 a 141.751 del 2020. Oltre 86mila sentenze in meno che vanno a pesare sull’arretrato, con pendenze – al 31 dicembre – che sfondano le 345mila, circa 10mila unità in più rispetto allo scorso anno.

A pesare sono soprattutto le misure restrittive anti-Covid varate da febbraio scorso ma anche la iniziale inattuazione normativa della videoudienza, ancora oggi in stallo nella maggior parte delle Commissioni pur se regolata con decreto del ministero dell’Economia di novembre scorso. Ciò che si continua a registrare nelle Ct è una generale titubanza rispetto all’udienza da remoto, che riguarda non solo i giudici ma anche il personale amministrativo che – in parte – lamenta una mancanza di competenza tecnica per gestire strumenti informatici. L’effetto di questi ostacoli da una parte ha provocato la flessione delle sentenze, dall’altra ha portato alla trattazione documentale, modalità che ha fatto infuriare i professionisti, da sempre favorevoli a una discussione in pubblica udienza per garantire i principi del contraddittorio.

Una brutta grana per il Cpgt (Consiglio di presidenza della giustizia tributaria) e per il suo presidente Antonio Leone, cui va riconosciuto lo sforzo per aver regolato la giurisdizione in una fase tanto delicata. Da febbraio a oggi, infatti, sono state diramate una serie di linee guida nel tentativo di arginare il rallentamento dovuto alle restrizioni anti-Covid, ma anche per indurre le Commissioni tributarie ad attuare la tanto vituperata videoudienza.

Ma torniamo alle sentenze. Osservando le statistiche si scopre che la diminuzione rappresenta una novità per la giurisdizione, da sempre molto celere nello smaltire i fascicoli. I dati, infatti, evidenziano come tra il 2018 e il 2019 le definizioni siano state molto consistenti. Nel 2018 i ricorsi pervenuti sono stati 210.399 mentre i definiti sono stati addirittura 252.937. Stesso andamento nel 2019, con i pervenuti a quota 189.039 e le definizioni a ben 227.844. Tuttavia, non sempre velocità equivale a qualità. Un aspetto che traspare anche dalle parole del primo presidente della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, che nella relazione sull’andamento della giustizia nel 2020 ha puntualizzato come ben il 45% delle sentenze delle Ctr finisca per essere regolarmente annullata in sede di giudizio di legittimità, con ulteriore sovraccarico per la sezione tributaria della Suprema corte, già oberata di pendenze.

Il tema sentenze è molto sentito soprattutto tra avvocati e commercialisti, tanto che su Facebook e LinkedIn sono stati creati profili denominati “In-Giustizia tributaria” in cui sono pubblicati e stigmatizzati stralci di sentenze delle Ct ritenuti discutibili. Insomma, la polemica sulla giustizia tributaria divampa sotto molteplici aspetti, con l’auspicio di una riforma che possa portare a un giudice a tempo pieno e in via esclusiva, considerato che ad oggi la maggior parte dei giudici tributari – oltre il 60% sono magistrati ordinari – svolge la funzione in sostanziale part-time.

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