Adempimenti

Certificati solo digitali negli scambi Ue-Svizzera

L’anticipazione delle Dogane: il certificato sarà libero e pronto per essere speso per l’importazione a destino

Certificati di origine preferenziale «Eur1» totalmente digitali per gli scambi tra Ue e Svizzera. È questa la grande novità annunciata il 12 marzo dall’agenzia Dogane Monopoli (Adm) nel corso di un open hearing alla quale hanno partecipato i referenti dell’autorità e molti dei maggiori operatori del settore.

In effetti, la novità segna un punto di assoluto favore per le imprese che, operando con la Svizzera, potranno ora richiedere il certificato direttamente presentando la bolla doganale di esportazione, vedere lo stesso certificato automaticamente generato e, dunque, stamparlo su carta libera e non più su modelli antiquati in carta filigranata, timbrati e firmati in originale. Grazie al glifo identificativo e univoco, il certificato sarà libero e pronto all’uso per essere speso per l’importazione a destino e beneficare del dazio zero previsto negli scambi tra i due sistemi tradizionalmente forti partner commerciali. Si pensi che, come comunica Adm, il 38% di tutti i certificati Eur1 emessi annualmente sono diretti in Svizzera e, dunque, con la novità quasi si dimezza un carico burocratico altrimenti davvero pesante.

Al contempo, si risolve così – almeno per gli scambi Ue/Ch – il cortocircuito ancora irrisolto dovuto alla vidimazione dei certificati tradizionali, che, si ricorda, sono ancora in uso negli scambi con numerosi sistemi doganali, soprattutto di area paneuromediterranea (ad esempio Paesi balcanici, Nord Africa, Israele, eccetera). Per questi casi, la procedura resta quella, farraginosa, di prossima attivazione, per cui i certificati sono stampati in house dall’operatore, ma devono essere portati al vaglio del funzionario preposto per la loro vidimazione (apposizione timbro e firma). Vero è, di contro, che questo sistema pare in superamento se, come annunciato da Dogane, quello con la Svizzera è solo l’inizio di un ampio percorso di revisione totale dei documenti di circolazione preferenziale. Nel mirino è stata comunicata una prossima estensione agli EurMed e ad altri Paesi accordisti, cui aggiungere un altro bersaglio grosso, ossia la Turchia, che con gli Atr cuba un numero rilevante di operazioni.

Ad ogni modo, si attendono ora ulteriori comunicazioni e dettagli su calendario di attivazione e il perimetro normativo delle revisioni degli accordi internazionali, ancora non esplicitati.

Il sistema in questione si presenta come una grandissima agevolazione, seconda solo, però, al riconoscimento dello status di esportatore autorizzato, che consente alle imprese di prescindere da qualsivoglia certificato, auto-dichiarando l’origine preferenziale di una merce. È questa, infatti, la via maestra segnata dagli accordi internazionali ed indicata dalla stessa autorità doganale. La responsabilizzazione degli operatori, peraltro, si presenta come un modello di approccio finalmente aperto e fiduciario, tanto da essere, ormai, lo standard di base per tutti gli accordi ultimamente sottoscritti dall’Ue (esempio Brexit), che fanno capo alle registrazioni Rex, senza alternativa alcuna. L’arma è a doppio taglio, perché le autocertificazioni dell’origine impongono un’attenzione elevata alla tematica, perché in caso di errore il rischio di revoca dello status può comportare la perdita immediata di un intero mercato.

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