Professione

Intervento / Una buona governance per servizi su misura

di Vincenzo Moretta

Obiettivi condivisi, una visione prospettica sul futuro della professione, attenzione alla parità di genere e ai progetti legati alla sostenibilità. E una forte etica professionale, fulcro dell'intero progetto. Sono i valori che contraddistinguono la lista «Insieme per la professione del futuro: innovare per competere», che mi vede candidato presidente del prossimo Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili.

C'è molto da fare, la professione arriva da un periodo non semplice e ha bisogno di recuperare centralità nell'ambito economico e istituzionale. Siamo certi di farcela perché possiamo contare sulle risorse presenti su tutto il territorio. Parlo degli Ordini locali, dei sindacati e delle Casse di previdenza, tutti protagonisti - insieme - verso un’unica direzione/azione collettiva, condividendo i punti nodali delle richieste e le rivendicazioni per la categoria e pretendere di essere presenti ai tavoli che contano.

Mi preme sottolineare che il nostro programma contiene anzitutto le istanze di ogni regione. Dagli Ordini delle grandi città a quelli di ridotte dimensioni, negli ultimi anni particolarmente colpiti dalla crescente burocrazia, che dunque necessitano di un nuovo approccio.

La buona governance nazionale deve mettere tutti nelle migliori condizioni per realizzare gli obiettivi prefissati, anche attraverso servizi diversificati in funzione delle esigenze specifiche, se necessario.

È fondamentale, inoltre, salvaguardare la storia e il nome di chi ha dato vita alla nostra professione. Per questo motivo i “ragionieri commercialisti” e i “dottori commercialisti” devono mantenere il proprio titolo professionale, perché entrambi sono espressione dei valori e della cultura della nostra professione.

Allo stesso modo non permetteremo a soggetti terzi, che non sono iscritti ad alcun Ordine e che non hanno la necessaria preparazione, di iscriversi alle nostre Casse di previdenza. Non gli consentiremo di entrare a “casa nostra”, in una comunità di professionisti abilitati e formati, certi come siamo che gli interessi di una parte della categoria non devono incidere e pregiudicare la reputazione e la professionalità di 120mila commercialisti italiani.

Qualche parola sulla lista «Insieme per la professione del futuro: innovare per competere». Il 35% dei nostri componenti ha tra i 45 e i 55 anni, il 55% tra i 56 e i 65 anni, il restante 10% è over 65. Un giusto mix di energia ed esperienza istituzionale e professionale. La metà dei candidati, poi, è iscritta all'Albo da oltre 30 anni, a cui si unisce l'apporto della visione innovatrice del 15% dei candidati iscritti da meno di 20 anni. Sono rappresentativi sia degli studi individuali che di quelli associati (45 e 55%). Tutti hanno avuto esperienze importanti di rappresentanza della professione e tutti sono espressione dei loro territori. Questo è un valore perché una squadra nata su queste premesse, è cresciuta su una base di adesioni evidentemente molto significativa.

Sono uomini e donne che sanno quindi esprimere le esigenze del territorio nel quale operano, ed è un punto al quale tengo particolarmente. Siamo pronti, tutti, a metterci al servizio dei colleghi, anche per riscoprire quel sentimento di comunità professionale che da troppo tempo è sfilacciato e smarrito. Il mio desiderio è che gli Ordini, specie con la ripresa di una vita “normale”, tornino luoghi della comunità dove tutti i commercialisti italiani possano identificarsi, sentirsi accolti e tutelati, per svolgere con orgoglio una professione indispensabile all'economia del Paese.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©