Professione

L’impatto è diverso anche tra gli stessi autonomi

Per gli imprenditori la tassa piatta tende a essere meno conveniente

di Valeria Uva

Vantaggi non uguali per tutti. A beneficiare dell’estensione della soglia della nuova flat tax sarebbero soprattutto i professionisti, molto più che gli imprenditori. Tra i primi, più di uno su due (il 58,7% per l’esattezza) riuscirebbe a rientrare nei nuovi parametri, sia per assenza di altre cause ostative, sia per convenienza rispetto al regime fiscale ordinario. Mentre per le imprese individuali il vantaggio riguarderebbe poco più di uno su cinque (il 22,5%). A ragionare, categoria per categoria, sull’impatto dell’innalzamento a 85mila euro del limite di ricavi e compensi per beneficiare della tassa piatta è l’ufficio parlamentare di bilancio (Upb) nella analisi della manovra.

Secondo le simulazioni, sarebbero circa 170mila gli autonomi che si collocano quest’anno nella fascia di ricavi tra 65mila e 85mila euro (il 5% dei professionisti e delle imprese individuali), potenzialmente interessati alla flat tax. Tra questi, però, solo 60mila circa potrebbero davvero optare per questo regime. Tra i potenziali beneficiari, infatti, «il 33% avrà convenienza ad aderire, il 47% deciderà di rimanere fuori, mentre il rimanente 20% non soddisfa gli altri requisiti di legge».

In pratica, quindi almeno la metà potrebbe decidere di restare nella fiscalità ordinaria per ragioni di convenienza (è il caso di chi ha costi molto alti o di chi ha ampie detrazioni, che si perderebbe con l’ingresso nel forfettario), mentre uno su cinque incappa in una delle cause ostative (partecipazioni societarie, redditi da lavoro dipendente e spese per il personale oltre determinate soglie) e quindi non può comunque aderire.

Già oggi secondo le stime di Confprofessioni (si veda il Sole 24 Ore del 16 dicembre) su dati Mef relativi alle dichiarazioni del 2021, il 51% dei liberi professionisti iscritti alle Casse ha di fatto aderito al regime forfettario, contro un 48% che è rimasto nell’ordinario.

Il tasso di adesione, poi, varia sempre da categoria a categoria, anche nell’ipotesi dell’innalzamento. Con i professionisti, appunto, che potrebbero doppiare le imprese individuali. A pesare sono forse i minori costi sostenuti dagli studi professionali (si veda anche l’articolo accanto) che renderebbero più conveniente l’adesione rispetto a chi, come gli imprenditori, potrebbe venir danneggiato dalla deduzione solo forfettaria dei costi nella flat tax. Si potrebbe spiegare anche così la stima, da parte dell’Upb, di un’adesione al 100% per i notai con ricavi fino a 85mila euro (non elevati per la categoria), probabilmente riferita ai più giovani, che hanno, in genere, anche una struttura di costi ridotta.

Anche se la nuova flat tax coinvolge «un numero piuttosto limitato di contribuenti» secondo l’Upb pone comunque «problemi di equità» non solo tra autonomi e dipendenti, ma anche tra gli stessi autonomi. Si stima che i professionisti rispetto all’Irpef ordinaria andrebbero a risparmiare in media circa 9.600 euro (e il 25% addirittura 13.264 euro), mentre le imprese si fermano a 5.600 euro.

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