A Milano urgenze in 100 giorni

Due sezioni dedicate, con magistrati che si occupano solo delle materie affidate al tribunale delle imprese. È questa l’organizzazione che permette ai giudici di Milano di far fronte al flusso di contenzioso, il più consistente in Italia, in tempi rapidi e contenendo l’arretrato. Un esempio? Il blocco dell’app Uber pop, decisa due anni fa in quattro mesi. A firmare l’ordinanza – la prima contro Uber – è stato Claudio Marangoni, giudice e, da novembre 2016, presidente della sezione specializzata per le imprese «A» del tribunale di Milano, che si occupa di brevetti, concorrenza sleale e antitrust, mentre la sezione «B» è competente per il diritto societario.

È proprio il numero delle cause uno dei fattori che consente questa organizzazione: «La quantità del contenzioso ci consente di avere una competenza esclusiva – spiega Marangoni – così la specializzazione funziona. Altrimenti rischia di essere solo un’etichetta». Secondo i dati del ministero della Giustizia, l’anno scorso al tribunale delle imprese di Milano sono stati iscritti 1.394 procedimenti e 1.365 sono stati definiti: numeri che consentono di non far salire l’arretrato. «Circa il 40% del nostro contenzioso – precisa Marangoni – consiste in provvedimenti d’urgenza», come è stato quello inibitorio contro Uber. «In media li decidiamo in 107 giorni – prosegue – e spesso le imprese non passano alla fase di merito, anche perché qui i tempi si allungano molto: per arrivare a sentenza servono in media 866 giorni». Una differenza importante, che dipende, secondo Marangoni, dalle risorse: «Nella nostra sezione manca un magistrato su sei. Noi ci concentriamo sui provvedimenti urgenti e, per questo, le sentenze slittano in avanti».

La specializzazione, comunque, garantisce la qualità del lavoro: solo il 20% delle pronunce di primo grado viene appellato e, di queste, il 70-80% viene confermato in secondo grado. Tanto che, per Marangoni, «quando possono, le imprese scelgono di venire a Milano».