Imposte

Regole ancora difficili e con il pericolo monopolio nelle attività

di Federica Micardi

Il superbonus è un buon inizio ma con ampi margini di miglioramento. È quanto pensano i commercialisti dell’agevolazione fiscale nata per incentivare le ristrutturazioni edilizie. Per i consulenti del lavoro, invece, nonostante le buone intenzioni la norma sul 110% è nata semplice ma si è complicata cammin facendo. Ad esporre le posizioni di queste due professioni nel corso della tavola rotonda conclusiva di Speciale Telefisco sono stati Achille Coppola, segretario del Consiglio nazionale dei commercialisti, e Massimo Braghin, consigliere nazionale dei consulenti del lavoro. Al confronto ha partecipato anche il direttore centrale persone fisiche, lavoratori autonomi ed enti non commerciali dell’agenzia delle Entrate Antonio Dorrello.

È un bene - secondo Coppola - che sia stato risolto il tema dell’asseverazione inerente allo stato legittimo degli immobili, che creava non poche criticità all’applicazione del 110% ma è illusorio pensare che con un decreto si possano semplificare le disposizioni urbanistiche sugli immobili che sono complesse e intricate. Più tranchant il giudizio di Braghin: «Se sul superbonus nell’arco di un anno sono stati necessari quattro provvedimenti direttoriali, due risoluzioni e 70 risposte a interpello significa che c'è qualcosa che non va». Apprezzabili, secondo il rappresentante dei consulenti, l’aver ammesso al beneficio l’eliminazione delle barriere architettoniche e l’innalzamento del tetto di spesa per gli enti del volontariato. Tra gli aspetti critici del superbonus c’è anche il “fattore tempo” che, secondo Coppola, va legato al grande tema dei lavori fatti per la staticità degli edifici: «voler rigenerare il patrimonio edilizio italiano in uno o due anni - afferma - mi sembra velleitario». Coppola mette anche in guardia i professionisti dal rischio di mercato «perché - sostiene - nonostante oggi la procedura del visto di conformità sia ben congeniata, questo mercato è di fatto fagocitato dalle grandi banche e dalle grandi società di consulenza che, per la cessione del credito, se sono coinvolti fondi, richiedono verifiche ulteriori non necessarie togliendo appeal alla procedura» .

Ieri nella tavola rotonda si è anche parlato degli ammortizzatori sociali e di riforma fiscale. Massimo Braghin ammette che sul fronte degli ammortizzatori sociali, nel corso dell’emergenza epidemiologica, è stato fatto un grande sforzo ma afferma «si poteva fare meglio». E spiega che le misure introdotte hanno pagato la scelta di mantenere un’architettura normativa legata al Dlgs 148/2015 che ha creato difficoltà applicative e una proliferazione normativa, documentale e di prassi data dalla necessità di introdurre tante deroghe. Per i consulenti è indispensabile una riforma strutturale degli ammortizzatori finalizzata alla semplificazione e all'introduzione di una protezione universale di tutti i lavoratori. In merito alla riforma fiscale (si vedano gli articoli a pagina 2) i commercialisti chiedono più equità mentre i consulenti propongono una riduzione sul costo del lavoro e incentivi per la formazione.

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