Imposte

Allarme dei produttori tv sul tax credit

di Andrea Biondi

È allarme rosso fra i produttori tv per l’avvicinarsi dell’entrata in vigore delle novità sullo split payment. Dall’1 luglio infatti scatterà quanto previsto con la “manovrina”. E il presidente dell’Apt (associazione dei produttori televisivi indipendenti) Giancarlo Leone, va giù duro: «Molte aziende si stanno interrogando sull’opportunità di rivolgersi alla Corte di Giustizia europea. Questa norma rischia di strozzare l’industria dell’audiovisivo italiana. Il problema è che in questo modo gli investimenti punteranno su Paesi che non hanno vincoli come i nostri».

L’alert del presidente dei produttori televisivi indipendenti nasce dal fatto che la manovrina ha esteso anche ad altri soggetti collegati con la Pubblica amministrazione gli obblighi dello split payment, meccanismo istituito nel 2015 con la legge di Stabilità per le operazioni nei confronti degli enti pubblici. Per frenare la slavina dell’evasione dell’Iva, allora si pensò di far sì che la Pa pagata con fattura debba trattenere l’Iva per versarla direttamente all’Erario. Con il Dl 50/2017 ciò è stato previsto anche quando i soggetti passivi sono società controllate direttamente dalla Presidenza del consiglio dei ministri e dai Ministeri, oppure quando si tratta di società quotate inserite nel Ftse Mib.

«Quindi sia Rai, sia Mediaset», dice Leone. E a preoccupare i produttori tv è soprattutto l’inserimento in questo novero dell’emittente di Stato che ha iniziato a inviare lettere ai produttori indipendenti. «Siamo davanti a una situazione paradossale: con una mano lo Stato dà e con l’altra toglie». Il riferimento di Leone, in questo caso, è al meccanismo del tax credit (valido anche sull’audiovisivo). Attualmente, infatti, i produttori sono nelle condizioni di poter utilizzare il tax credit maturato per la realizzazione delle opere audiovisive al fine di compensare i debiti Iva conseguiti all’emissione di fatture per contratti di produzione sottoscritti con Rai. Con lo split payment viene in sostanza a mancare questo uso del tax credit (le cui aliquote sono state aumentate, in funzione di alcune caratteristiche, fino al 30%) a compensazione dei debiti. E in sostanza viene a mancare anche una sorta di autofinanziamento. Peraltro le attività dei produttori sono strutturalmente a debito Iva, poiché usano in modo significativo la forza lavoro (non soggetta a Iva). «La speranza – dice Leone – è che il Governo intervenga in maniera appropriata nel decreto applicativo del Mef che dovrà essere emanato. Soggetti come Rai, soprattutto, ma anche Mediaset, vanno esclusi. Il non intervenire sarebbe un pessimo segnale», soprattutto ora che «il Mibact con la Legge Franceschini e i decreti attuativi sul tax credit si pone l’obiettivo di generare valore e di rendere più competitive e solide le imprese italiane di produzione di cinema e di serie televisive».

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