Imposte

Da mercoledì 15 febbraio le modifiche al modello di precompilata Iva

L’occasione per controllare la corretta esecuzione della certificazione corrispettivi i

La precompilata Iva apre la strade a imprese e professionisti per effettuare nuovi controlli di compliance in vista dell’appuntamento dichiarativo. Da quest’anno e con possibilità di modifica e integrazione già a partire dal 15 febbraio ben 2, 4 milioni di partite Iva dispongono online di una bozza di dichiarazione annuale Iva predisposta dall’agenzia delle Entrate attraverso le fatture elettroniche, i corrispettivi telematici e l’esterometro.

Al di là della completezza del documento messo a disposizione delle imprese e dei professionisti, lo strumento è particolarmente utile per verificare quale siano i dati a disposizione dell’amministrazione finanziaria e per effettuare una serie di quadrature necessarie quale riprova della corretta esecuzione di certificazione dei corrispettivi. Infatti, da quest’anno sarà possibile scaricare e rielaborare tutti i dati che l’Agenzia ha a disposizione consentendo di confrontarli in modo semplice e massivo con i dati contenuti nei data base dei singoli operatori economici.

Il percorso di digitalizzazione realizzato, in particolare, dal decollo della fatturazione elettronica ad oggi, consente la piena automazione della gestione del ciclo attivo e passivo dell’impresa consentendo controlli interni ed esterni prima impensabili. Certamente un primo passo importante, dopo l’automazione della trasmissione dei dati al fisco, è stato realizzato con una nuova più puntuale articolazione dei codici natura delle singole transazioni. Con questo passo l’Agenzia ha voluto immediatamente raccordare la classificazione delle singole operazioni con la dichiarazione Iva (si pensi ad esempio al collegamento diretto tra le cessioni non imponibili con lettere d’intento, codice natura N3.5, e la voce VE31 della dichiarazione Iva annuale). Inoltre, molti operatori proprio alla luce dell’introduzione della fatturazione elettronica e poi dei nuovi codici natura hanno correttamente razionalizzato o adeguato i proprio codici Iva, vale a dire i codici che alimentano i gestionali. Da questo punto di vista, effettivamente, prima della rivoluzione digitale imposta dall’agenzia delle Entrate le imprese avevano (e purtroppo hanno ancora) un numero di codici Iva del tutto spropositato rispetto alla reale necessità e utilità.

Oltre ai codici natura, un altro elemento di sicura utilità per l’automazione dei processi e dei controlli è rappresentato dai tipi documento. Attraverso questa nuova forma di codificazione è possibile gestire meglio tutte le operazioni specialmente quelle particolari o non rituali (si pensi, ad esempio, a tutte le operazioni con l’estero soggette a reverse charge).

L’ultimo passo importante della digitalizzazione del sistema, di cui la precompilata è solo un risultato, è la messa a disposizione in modo autonomamente elaborabile dei dati gestiti dallo Sdi. Qui l’opportunità di controlli interni diviene massima si pensi ad esempio alla quadratura tra fatture intracomunitarie, esterometro ed elenchi intrastat con effetti immediati sulla dichiarazione annuale.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©