Imposte

Cessioni e bonus edilizi, 5,2 miliardi di crediti fermi nei cassetti fiscali

Il dato reso noto ieri dall’Economia in una risposta a un’interrogazione in commissione Finanze al Senato

di Giuseppe Latour

Quasi 5,2 miliardi di euro di crediti attualmente in attesa di accettazione, tra prime cessioni, sconti in fattura e cessioni successive alla prima. La lentezza con la quale sta girando il meccanismo dei trasferimenti di bonus fiscali è tutta in questo numero, reso noto ieri dal ministero dell’Economia in una risposta a un’interrogazione firmata da Emiliano Fenu (M5s), in commissione Finanze al Senato.

L’interrogazione

L’interrogazione puntava a conoscere «l’esatto ammontare, dai dati dell’agenzia delle Entrate, distinti per annualità e tipologia di bonus, dei crediti di imposta da bonus edilizi ceduti dai contribuenti e non ancora accettati dai cessionari dopo 30 giorni, quale risultante della piattaforma web di cessione dei crediti». In una fase di grande rallentamento delle procedure, l’obiettivo è sapere quanti crediti sono fermi nei cassetti fiscali, in attesa di essere accettati e, quindi, liquidati.

Il numero, reso noto dall’Agenzia, è elevatissimo, se consideriamo che si colloca in un mercato che, complessivamente, conta circa 40 miliardi di euro di opzioni trasmesse: si tratta, esattamente, di 5.175 milioni di crediti «in attesa di accettazione da parte del cessionario al 19 maggio».

Su questi crediti c’è, anzitutto, da precisare che la legge non impone un termine massimo per l’accettazione. Inoltre, in parte, potrebbe trattarsi di opzioni errate che i cessionari sono tenuti a rifiutare.

Da questa enorme massa di crediti ferma, comunque, si vede che il sistema fatica a girare: la catena che parte dai committenti e, attraverso le imprese, arriva fino agli intermediari finanziari (banche in testa) si muove lentamente.

Le ragioni dei numeri

I motivi sono diversi: in qualche caso, gli intermediari finanziari hanno completato le loro verifiche sul credito, ma non finalizzano gli acquisti, magari per incertezze legate alle modifiche normative; in qualche caso, le opzioni sono state inviate prima della firma dei contratti (è accaduto soprattutto in coincidenza del termine del 29 aprile, fissato per le spese 2021), e le verifiche prendono più di quanto previsto; ancora, può succedere che i cessionari privati abbiano dubbi sull’operazione che devono chiudere.

Dai numeri, comunque, emerge molto chiaramente l’effetto imbuto che si sta creando. Gli intermediari tendono a smaltire prima le pratiche più vecchie, accettando i relativi crediti, e lasciano in sospeso quelle più recenti.

Così, i crediti con un’anzianità compresa tra 31 e 60 giorni in attesa di accettazione valgono poco meno di 2,3 miliardi. Quelli con un’anzianità tra 61 e 90 giorni valgono altri 1,1 miliardi. E così via, a scendere. È sempre più difficile, in sostanza, completare la procedura di vendita in tempi brevi.

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