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Smart money, domande dal 24 giugno: incentivo in due formule per le startup innovative

Due tipologie di aiuto, 18 mesi per le spese e agevolazioni da legare all’attività di alcuni soggetti abilitati

di Giuseppe Latour

La data per la presentazione delle domande è vicina: si parte alle 12 del 24 giugno. Smart money, l’incentivo appena attivato dal ministero dello Sviluppo economico e gestito da Invitalia, si prepara a sostenere le startup innovative che intendano sfruttare i servizi specialistici e il know-how dei diversi soggetti inseriti nell’ecosistema dell’innovazione, come incubatori, innovation hub e organismi di ricerca, per definire il loro progetto e prepararsi alla prova del mercato.

La dotazione finanziaria a disposizione è di 9,5 milioni di euro.

Requisiti soggettivi

Possono presentare domanda di agevolazione le startup innovative costituite da meno di 24 mesi e iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese. Devono avere sede in Italia, essere di piccole dimensioni e trovarsi in una di queste fasi fasi:
● avviamento dell’attività;
● sperimentazione dell’idea d’impresa (pre-seed);
● test del mercato finale per misurare l’interesse per il prodotto/servizio (seed).

Anche le persone fisiche possono presentare domanda di finanziamento, con l’impegno di costituire la società dopo l’eventuale ammissione alle agevolazioni.

Gli enti abilitati

Le startup innovative possono chiedere il finanziamento per l’acquisto dei servizi forniti da alcuni enti:incubatori certificati e acceleratori innovation hub, i poli di innovazione che aiutano le imprese nella trasformazione digitale.

Per l’attività di rafforzamento patrimoniale con operazioni di investimento nel capitale delle startup sono abilitati anche business angel e investitori qualificati.

Gli aiuti possibili

Le forme di aiuto previste sono due: l’acquisto di servizi innovativi forniti dalla rete di incubatori, acceleratori e altri enti abilitati e gli investimenti nel capitale di rischio.

Per ottenere la prima agevolazione, le imprese dovranno presentare dei progetti di sviluppo che contengano una soluzione innovativa da proporre sul mercato, con un modello di business scalabile, da sviluppare nei dettagli operativi in una fase successiva; dovranno
puntare sul valore delle competenze tecnologiche e manageriali all’interno dell’impresa, attraverso i soci e il team proposto, o con professionalità da reperire sul mercato; dovranno essere vicine alla fase di test di mercato, con lo sviluppo di un prototipo o con la prima sperimentazione del prodotto o servizio per misurare il gradimento dei potenziali clienti.

I progetti dovranno prevedere piani di attività da realizzare in almeno dodici mesi ed evidenziare che l’utilizzo dei servizi specialistici sia diretto ad accelerare lo sviluppo di uno specifico progetto.

Per presentare domanda di agevolazione, bisogna essere in possesso di un pre-accordo o un contratto che evidenzi il coinvolgimento di un ente abilitato nello sviluppo del progetto presentato.

I servizi ammessi

In questo caso, i servizi ammissibili possono riguardare:
● la consulenza organizzativa, operativa e strategica per lo sviluppo e la realizzazione del progetto;
● la gestione della proprietà intellettuale;
● il supporto nell’autovalutazione della maturità digitale;
● lo sviluppo e lo scouting di tecnologie;
● la prototipazione, ad esclusione del prototipo funzionale;
● i lavori preparatori per campagne di crowfunding.

Sono anche ammissibili i servizi di incubazione come l’affitto dello spazio fisico e i servizi accessori di connessione e le attività di networking, se direttamente collegati ai servizi indicati nell’elenco di servizi agevolati.

Si può presentare domanda per le spese da sostenere dopo la richiesta di agevolazione e nei 18 mesi successivi all’ammissione. L’agevolazione prevede un contributo a fondo perduto per un importo massimo di 10mila euro che può coprire fino all’80% delle spese ammissibili. Il contributo è riconosciuto ai sensi del “de minimis”.

Gli investimenti nel capitale di rischio

La seconda tipologia di aiuti è legata agli investimenti nel capitale di rischio delle start-up innovative. Ma solo per le imprese che completeranno il piano di attività ammesso con la linea di intervento descritta prima.

Le startup, in questo caso, possono richiedere un secondo contributo a fondo perduto se hanno ricevuto capitali di rischio da parte di enti abilitati, investitori qualificati o business angel per finanziare i loro piani di sviluppo. Per ottenere il contributo collegato all’investimento, l’operazione deve essere in equity, di importo superiore a 10mila euro, non raggiungere la quota di maggioranza nel capitale sociale e garantire una permanenza per almeno 18 mesi.

La raccolta fondi deve essere avvenuta senza l’intermediazione di piattaforme di equity crowdfunding. Per questa linea di intervento è previsto un contributo a fondo perduto pari al 100% dell’investimento nel capitale di rischio, nel limite complessivo di 30mila euro.