Professione

Riforma commercialisti, stop alla soppressione dei piccoli ordini

di Federica Micardi

Commercialisti al lavoro sulla riforma dell’ordinamento professionale. Ieri a Roma all’Auditorium antonianum si è svolto il primo incontro vis a vis tra il Consiglio nazionale e gli Ordini territoriali per parlare della riforma dell’ordinamento professionale; un intervento che, dopo dieci anni, viene considerato necessario praticamente da tutti.

Un confronto voluto dal presidente del Consiglio nazionale della categoria, Massimo Miani che per la prima volta ha aperto alle associazioni e agli iscritti (hanno accettato l’invito in 250) l’assemblea dei presidenti degli Ordini locali. «Il dibattito è aperto - afferma Miani -, e un secondo incontro è già previsto a settembre, l’importante è che i dialogo si svolga in modo civile e fuori dalle logiche aggressive dei social». Di certo è che salta la soppressione degli Ordini locali di piccole dimensioni (articolo 7, comma 2 del Dlgs 139/2008).

Ieri si è anche parlato di esclusive, non presenti nel testo di riforma, c’è chi le chiede con forza, come Luigi Pagliuca, presidente di Cassa ragionieri, Andrea Ferrari dell’Aidc: «A noi è stata devoluta una fase importante del processo amministrativo, deve essere riconosciuta la nostra attività di pubblico servizio». O Marco Cuchel dell’Anc: «Chiediamo prima una regolamentazione del mercato fiscale chiedendo anche esclusive». O ancora Enzo De Maggio dell’Adc. C’è chi invece pensa che non sia tema da affrontare nella riforma, come Gabriele Virgillito dell’Unione giovani: «Riserve ed esclusive sono desiderabili ma è ingannevole parlarne nel 139». Per Miani parlare di esclusive è anacronistico, ha invece senso parlare di riserve «ma non nell’ordinamento professionale».

Il presidente Miani ha fatto anche una fotografia della professione e ha sottolineato che il 50% dei commercialisti guadagna meno di 33mila euro (la media del reddito è di oltre 59mila euro ma la mediana è 33.039); tra le cause - ha spiegato - c’è sicuramente l’eliminazione delle tariffe che, insieme all’aumento degli adempimenti (spesso non remunerati) e la concorrenza “sleale” degli abusivi, ha eroso la marginalità. Di tariffe ha parlato anche il presidente della Cassa commercialisti Walter Anedda: «Nella direttiva 19/2018 viene ammessa la possibilità di inserire tariffe minime e massime nelle professioni, un’apertura di cui dobbiamo tenere conto nella riforma dell’ordinamento».

Miani ha anche informato i presidenti di aver avviato una gara per individuare una società di software per creare una piattaforma esclusiva della categoria e, nel futuro, software ad hoc da mettere a disposizione degli iscritti.

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