Professione

Tributaristi, il governo apre al visto di conformità

Parere favorevole all’ordine del giorno proposto dal presidente della commissione Lavoro della Camera. Protesta dei sindacati dei commercialisti contro la misura

di Federica Micardi

La possibilità di apporre il visto di conformità potrebbe essere estesa anche ai tributaristi. L’impegno del governo a valutare la fattibilità di questa estensione è contenuto in un ordine del giorno del 18 maggio proposto dal presidente della commissione Lavoro della Camera Walter Rizzetto (Fratelli d’Italia).

Il visto di conformità è stato introdotto con il Dlgs 241/97 e costituisce uno dei livelli dell’attività di controllo sulla corretta applicazione delle norme tributarie. L’apposizione del visto avviene dopo un controllo formale effettuato sui documenti e attesta che i dati riportati nella dichiarazione sono conformi alla documentazione fornita e rispettano le disposizioni fiscali.

Attualmente le professioni abilitati a rilasciare il visto di conformità sono gli iscritti all’albo dei commercialisti e dei consulenti del lavoro. Nell’ordine del giorno in cui si propone l’estensione ai tributaristi si legge che la loro esclusione dalla possibilità di apporre il visto di conformità causa un'interruzione del rapporto fiduciario tra il tributarista, che ha seguito tutte e le pratiche fiscali fino a quel momento, e il contribuente o l’imprese, che hanno fruito del suo servizio professionale rendendo necessario rivolgersi ad un altro professionista, generando un danno sia nei confronti della categoria dei tributaristi, sia nei confronti di tutti i loro clienti.

I sindacati dei commercialisti, attraverso un comunicato congiunto pubblicato ieri e sottoscritto da Adc, Aidc, Anc, Andoc, Fiddoc, Sic, Unagraco, Ungdcec e Unico, vedono in questa iniziativa un segnale di pericolosa mancata conoscenza delle competenze esclusive della professione del dottore commercialista e anche dello stesso strumento del visto di conformità. I sindacati vogliono ricordare, a chi esaminerà la proposta, quali e quanti sono i livelli di controllo e di formazione a cui i commercialisti sono tenuti: vigilanza ministeriale, formazione obbligatoria, adempimenti antiriciclaggio, codici deontologici, laurea, tirocinio e formazione continua, il tutto a garanzia della qualità della prestazione professionale. «Livello e qualità che - scrivono i sindacati - evidentemente, non si ritiene debba essere esteso ad un così delicato adempimento, ampliandolo ad altre categorie non adeguatamente formate né monitorate».

Il Consiglio nazionale dei commercialisti, contattato in merito, fa sapere che sta monitorando la questione a stretto contatto con il ministero dell’Economia.

Va ricordato che non si tratta del primo tentativo di estendere la platea dei soggetti abilitati ad apporre il visto di conformità.

Il decreto legge 146/2021 aveva esteso questa possibilità ai revisori legali, facoltà che venne successivamente soppressa nella legge di conversione 215/2021.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©