Professione

Massimo Miani: «Dal Pnrr un’opportunità per certificare le spese»

Per il presidente del Cndcec segnali di riavvicinamento dei giovani: il futuro è nella specializzazione

di Antonello Cherchi

«La professione sta benino». È cauto Massimo Miani, il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili. I dati dicono di iscritti all’Albo che, seppure in modo lieve, crescono e i numeri della Cassa di previdenza segnalano la tenuta dei redditi. Miani, però, vuole andare oltre, in quanto presidente di un Albo composito, che nel 2008 si è fuso con quello dei ragionieri.

«La categoria ha retto e sta reggendo alle difficoltà. Si dovrebbe, però, andare a vedere più nello specifico. Per esempio, i numeri elaborati ogni anno dalla Fondazione dei dottori commercialisti ci dicono che il reddito mediano degli iscritti all’Albo è di 34.069 euro, ovvero che il 50% degli iscritti è sotto quella soglia».

Dipende da cause strutturali o da fattori contingenti?

La causa principale è la crisi delle attività tradizionali - come la contabilità e gli adempimenti fiscali - che rispetto a un tempo garantiscono guadagni minori: sono aumentati i costi legati alla sempre maggiore complessità del sistema fiscale e ai crescenti investimenti in tecnologia.

Quali consigli a un giovane?

Deve fare anche altro oltre all’attività tradizionale. Un professionista deve saper leggere un bilancio, sapere di contabilità, ma non si deve limitare a questo. Oggi l’attività professionale deve essere specialistica e organizzata in forma associata.

I praticanti diminuiscono: la professione ha perso appeal?

Quello del calo dei tirocinanti è un dato che emerge ormai da tempo. Quest’anno, però, dai dati che stiamo analizzando e che presenteremo agli Stati generali di ottobre, si riscontra una piccola inversione di tendenza: i tirocinanti tornano a crescere, sebbene di poco, e aumenta un po’ più dell’anno scorso anche il numero degli iscritti. Vedremo se questa tendenza si consoliderà in futuro. In ogni caso, possiamo dire che una “crisi delle vocazioni” c’è, figlia della perdita di appeal di una professione che non garantisce più le certezze degli anni ’80 e ’90.

Il Pnrr è un’occasione per riprendere quota?

Sì. Siamo una delle professioni che probabilmente beneficerà maggiormente delle opportunità offerte dalla Pa nell’ambito del Piano. Ad esempio, su tutto quello che è il tema della certificazione delle spese dei fondi che arriveranno dall’Europa. In questo senso dico che bisogna essere specializzati. Il mercato oggi c’è molto più per chi sa far bene alcune cose, meno per chi sa fare un po’ di tutto ma senza particolari specificità.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©