Adempimenti

Compensazione estesa ai crediti professionali

In audizione il direttore delle Entrate ha riferito che l’estensione non risolve i ritardati pagamenti Pa ma sposta gli effetti negativi

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Compensazione anche per i crediti derivanti da prestazioni professionali ed eliminazione del limite della data di notifica della cartella per cui è possibile spendere in F24 i crediti vantati verso le Pa. Sono i due spunti di riflessione lasciati ieri dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, in audizione alla commissione Finanze della Camera sulle proposte di legge parlamentari che puntano all’estensione della compensabilità dei crediti commerciali verso le pubbliche amministrazioni con i debiti iscritti a ruolo. Anzi alcune di queste puntano addirittura a un passo in più: consentire la compensazione anche per le imposte da versare in autoliquidazione. Aspetto su cui Ruffini ha messo in guardia sul problema principale, ossia i costi: «Potrebbe interessare, potenzialmente, un ammontare di gettito tributario di alcune decine di miliardi di euro all’anno». A questo se ne aggiunge anche uno di ordine pratico, perché un meccanismo simile richiederebbe solo una sorta di anticipo rispetto all’importo dovuto dall’amministrazione debitrice. Quindi - ha messo in evidenza Ruffini - rendere strutturale la compensazione «non contribuirebbe a rimuovere i problemi strutturali che ritardano il pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione, ma ne traslerebbe gli effetti negativi dai fornitori degli enti pubblici alla struttura di gestione e al bilancio dello Stato».

Un invito alla riflessione che segue le criticità sollevate appena ventiquattro ore prima dall’audizione della direttrice generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella: «La possibilità data al contribuente di effettuare compensazioni F24 senza previa verifica dell’esistenza e della bontà del credito potrebbe far crescere i rischi di pratiche fraudolente» ma anche di avere effetti negativi per la finanza pubblica». In un contesto che, secondo i dati presentati dalla Lapecorella, vede un miglioramento delle performance. In particolare, secondo i dati più recenti rilevati a maggio dalla piattaforma per i crediti commerciali, nel 2020 «le fatture ricevute dalla Pa sono pari a 27,9 milioni per un importo dovuto di 152,7 miliardi, le fatture pagate ammontano a 24,7 milioni per un ammontare di 142,7 miliardi di euro, che corrisponde a circa il 95,9% dell’importo totale, che testimonia il successo delle iniziative assunte». Cifre che, a suo avviso, confermano «il trend decrescente dell’ultimo quinquennio: si è passati da 74 giorni per i pagamenti nel 2015 a 48 giorni nel 2019». Il confronto internazionale - su un sondaggio condotto nelle scorse serrimane - mostra per l’Italia nel 2020 un tempo medio di pagamento pari a 64 giorni a fronte di una media europea di 62 giorni.

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