Professione

Il filo che lega i numeri al metodo di Telefisco

di Jean Marie Del Bo

C’è un filo sottile che lega il bilancio della lotta all’evasione e degli incassi fiscali per il 2017 alla giornata di lavori di Telefisco. È il filo della del confronto come metodo per far crescere in modo strutturale la fiducia fra amministrazione e contribuenti e, di conseguenza, il gettito.

Ma partiamo dai numeri. Il Governo ha voluto festeggiare un incasso record nella lotta all’evasione attestato oltre la barriera dei 20 miliardi, a cui aggiunge anche altri 5,7 miliardi di riscossione fatti però di contributi, multe e tanto altro che proprio lotta all’evasione non è. Ma un dato altrettanto e forse più significativo del bilancio 2017 è quello che registra l’incremento della compliance (incassi cresciuti del 160%) e degli adempimenti spontanei (passati da 405 a 412,6 miliardi).

Sul fronte dei dati della lotta all’evasione è già partito il confronto. Quanto vale questo recupero record? Forse poco se si guarda alla massa complessiva di evasione fiscale che nell’ultimo Def è stata certificata in 108 miliardi. Ma tanto se si guarda ai numeri molto più bassi di un passato ancora recente. Meno se si considera che, quasi come ogni anno, i consuntivi sono arricchiti da entrate straordinarie, quest’anno legate a rottamazione delle cartelle e voluntary (dal consuntivo mancano all’appello gli 800 milioni, seppur deludenti rispetto alle attese, della voluntary bis). Un po’ di più se si considera che (si spera) anche queste sanatorie possono riportare nell’alveo della fiscalità corretta contribuenti che ne erano usciti. Ecco perché, a fronte di tutti questi caveat interpretativi, assume più valore il segnale di recupero sul fronte della fedeltà fiscale. Un percorso che (va riconosciuto a chi ha governato la macchina fiscale negli ultimi tre anni) è partito nel 2015 con un cambio di rotta improntata al confronto e che nel 2017 ha fatto crescere versamenti spontanei e compliance.

E qui spunta il legame con Telefisco. L’anno tributario è partito in modo non ottimale: una legge di Bilancio ingestibile; il timore che suscita la fattura elettronica (come tutti i grandi cambiamenti); il ricordo delle difficoltà sugli adempimenti registrate l’anno scorso; una campagna elettorale caratterizzata da una corsa fiscale al ribasso interpretata come competizione senza obbligo di coperture credibili.

I dati spiegano che il Fisco funziona se sa dialogare con i contribuenti, se sa dare chiarimenti in tempo utile ed evitare il contenzioso, se sa essere “congruo” (lui sì) nelle modalità ma non per questo meno efficace, se sa fare lotta all’evasione senza volto feroce ma puntando sul senso di responsabilità e, perché no, di convenienza dei contribuenti. Tutti buoni auspici ripetuti nel tempo e spesso non tradotti in realtà.

La linea della collaborazione preventiva, del contatto diretto fra contribuenti, professionisti, imprese e amministrazione da ventisette edizioni costituisce la cifra di Telefisco e anche ieri si è dipanata in quasi 100 chiarimenti arrivati da agenzia delle Entrate, Guardia di finanza e ministero dell’Economia dopo un lavoro di confronto durato settimane. Un metodo che costituisce un patrimonio per un sistema fiscale sempre in cerca di una strada per uscire dal caos che spesso lo caratterizza.

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