Il CommentoDiritto

Procedure esecutive, in 15 anni accumulato quasi un milione di pignoramenti

di Giovanni Esposito

L'evoluzione delle procedure esecutive immobiliari, che ha accumulato quasi 1 milione di pignoramenti tra il 2005 e il 2020, nonché 32 miliardi di euro di offerta minima staggita nel solo 2019, può essere suddiviso in tre periodi.

Una prima fase è stata caratterizzata da una lieve diminuzione dei giudizi pendenti (204mila al 2008), interrotta dalla crisi finanziaria 2007-2008; talché, per effetto della crescita dell'insolvenza, le procedure aperte hanno ripreso a crescere fino alle 265mila unità del 2014.

Sia gli interventi normativi introdotti tra 2015 e il 2016 volti a snellire e semplificare l'iter sia il calo continuo dei giudizi sopravvenuti (52mila nel 2019) hanno tenuto le definizioni sopra i nuovi fascicoli con un progressivo smaltimento dell'arretrato.

In valore assoluto, guida l'infausta classifica il distretto di Milano con una media di oltre 8mila esecuzioni l'anno, seguita da Roma (6mila), Torino (5mila), Brescia e Napoli (4mila). In coda Caltanissetta (369) e Campobasso (334). In termini relativi, al cospetto di una media nazionale di 102 pignoramenti ogni 100mila abitanti, i distretti dove maggiore è stata l'incidenza sono Catania e L'Aquila con una media di 130 esecuzioni. Sopra quota 100 (il che significa un'incidenza oltre l'1‰ della popolazione) in ordine decrescente Milano, Genova, Perugia, Ancona, Torino, Messina, Campobasso, Brescia, Salerno, Roma e Firenze. Trento, Reggio Calabria e Potenza mostrano la più bassa incidenza delle esecuzioni tra 72 e 76 procedure.

L'espressione di un valore inferiore a 1 di definiti/iscritti indica un aumento delle procedure pendenti durante l'intervallo a Brescia e Venezia nei quali sono più che raddoppiate; in crescita anche ad Ancona, Firenze, Perugia, Milano, Bologna, Perugia e Venezia. Stabili a Trento, Torino e Trieste.

Diversamente emerge una diminuzione in tutti i territori meridionali, nelle Isole, a Genova e L'Aquila, con punte a Lecce (-65%) e Reggio Calabria (-64%).

Nonostante le variazioni tendenziali, il diverso stock di partenza incide sull'indice di rotazione pendenti/sopravvenuti al 2020 pari a 10 anni a Potenza, 9 a Caltanissetta, 8 a Salerno, 7 a Perugia, 6 ad Ancona, Bari, Cagliari, Messina, Palermo, fino a Trieste e Trento che espongono un valore di poco superiore a 3 anni.

Delle 232mila in corso alla data di entrata in vigore, risultano incardinate ancora 2.937 procedure ante legge 80/2005, di cui 732 presso il distretto di Cagliari e 558 di Potenza.