Professione

Il ministero del Lavoro conferma la duplicazione dell’integrativo per le Stp

La risposta fornita a un’interrogazione esclude possibilità di deroga

di Federica Micardi

Il doppio contributo integrativo, nel caso delle società tra professionisti resta. La conferma è arrivata dal ministero del Lavoro che il 7 luglio ha dato una risposta tranchant a un’interrogazione parlamentare presentata dal senatore Andrea de Bertoldi.

Nel caso delle Stp, la società fattura la prestazione fornita al cliente e il professionista fattura la propria prestazione alla Stp. Questa doppia fatturazione genera la duplicazione del contributo integrativo, per i commercialisti pari al 4% dell’importo. Le Casse di previdenza di dottori commercialisti, ragionieri e consulenti del lavoro hanno tentato di bypassare questa anomalia approvando delle delibere ad hoc, tutte bocciate dai ministeri vigilanti.

Per rispondere all’interrogazione il ministero del Lavoro fa riferimento all’approfondimento effettuato in merito alla delibera 3/2020 di Cassa dottori commercialisti. In quell’occasione il ministero dell’Economia aveva richiamato l’articolo 11, comma 1 della legge 21/86 (di riforma dell’ordinamento professionale) evidenziando che la norma non ammette deroghe all’applicazione dell’integrativo, e non prevede distinzioni della base imponibile in relazione alla natura del committente (che sia una Stp o altro). Non sono previste modifiche alla base di calcolo per la contribuzione integrativa neppure dalla successiva legge 133/2011. I ministeri vigilanti escludono che sia nella potestà degli enti di previdenza modificare la disposizione disposta per legge del calcolo della base imponibile su cui applicare il contributo integrativo. Ma non è tutto, perché la regolazione dei rapporti tra la Stp e i propri soci – sottolineano i ministeri – potrebbe avvenire utilizzando il normale schema societario dove il corrispettivo relativo alla prestazione svolta dal socio-professionista in nome e per conto della società rientra nel volume d’affari complessivo della Stp e concorre alla realizzazione degli utili che poi vengono redistribuiti ai soci in base alle rispettive quote di partecipazione. Vero, ma questo significa che il professionista incasserà quanto gli spetta solo dopo la chiusura del bilancio.

Per i ministeri introdurre un’esenzione delle fatture nei confronti delle Stp sarebbe in contrasto con la disciplina delle associazioni professionali creando una disparità di trattamento tra professionisti associati e professionisti soci di Stp. Un problema che, ad oggi però le associazioni non hanno mai sollevato.

Il senatore de Bertoldi si dice assolutamente insoddisfatto per l’ennesima risposta contraria, secondo lui dovuta ad «assoluta miopia politica e strategica» ed evidenzia come le Stp, da tutti auspicate come la soluzione alla parcellizzazione del lavoro professionale, continuino a trovare sulla strada una serie di “ostacoli” fiscali e contributivi che ne disincentivano la costituzione.

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