Il CommentoImposte

Prelievo sulle imprese, necessario un premio alla funzione sociale

Vanno agevolate in modo sistematico le attività di interesse generale

di Filippo Dami e Gabriele Sepio

Riforma fiscale e responsabilità sociale delle imprese, un nuovo modello economico da valorizzare. Nel dibattito su quali dovranno essere i principi ispiratori della riforma del sistema tributario un tema dal quale non si può ormai più prescindere riguarda la funzione sociale dell’impresa. Nelle moderne economie di mercato quest’ultima rappresenta, infatti, il centro di convergenza di molteplici interessi, che non si esauriscono più nelle sole utilità soddisfatte con la produzione “egoistica” della ricchezza.

Accanto a questo, che resta, ovviamente, l’obiettivo primario dell’imprenditore (e di molti degli altri stakeholders), è, infatti, sempre più diffusa l’aspettativa a che l’attività venga orientata attraverso criteri responsabili nei confronti della collettività: da un lato, evitando il prodursi di tensioni in ordine ai valori, nel tempo, apprezzati come rilevanti (e che oggi sono, precipuamente, quelli della tutela ambientale, dell’etica e dello sviluppo tecnologico) e,
dall’altro, assicurando che la stessa possa sostenere specifiche esigenze di interesse sociale, anche assumendo una funzione di vera e propria sussidiarietà rispetto a taluni specifici bisogni di carattere generale.

In questa prospettiva, tre potrebbero essere le principali linee di intervento. La prima dovrebbe riguardare la definizione di meccanismi incentivanti degli investimenti e, più in generale, dei comportamenti produttivi ritenuti virtuosi. La tanto decantata transizione ecologica e tecnologica del nostro sistema industriale deve essere adeguatamente supportata sotto il profilo impositivo.

E, nel definire questi interventi, è auspicabile che venga superata in modo deciso l’impostazione attuale, connotata, infatti, da regole dispersive e, soprattutto, instabili nel tempo (come dimostra l’esperienza dei cosiddetti superammortamenti). La produzione a pioggia di incentivi fiscali connotati da una legislazione stratificata e precaria è un modello che potrebbe risultare inefficace, se non addirittura controproducente. Occorrerà, quindi, individuare misure che siano stabili nel tempo, e che siano, altresì, di facile attuazione, per evitare i costi tipicamente legati all’incertezza interpretativa. Non è difficile rintracciare esempi su questo, basti pensare a quanto sta attualmente accadendo per l’applicazione dei numerosi bonus concessi oggi per vari interventi (dall’edilizia alla riqualificazione energetica e molto altro) e che è immaginabile alimenteranno in futuro un ampio contenzioso.

Ulteriormente, dovranno immaginarsi possibili forme di discriminazione qualitativa dei redditi che, in particolare, introducano delle penalizzazioni in caso di comportamenti “contrari” agli obiettivi perseguiti, e che potrebbero essere strutturate prendendo le mosse dai modelli già studiati ma, almeno nel nostro Paese, ancora timidamente praticati nell’ambito della tassazione ambientale.

La seconda, dovrebbe portare a valorizzare la positiva esperienza maturata in seno alla riforma degli Enti del Terzo settore, specie quella che indica l’attenuazione (se non la completa radiazione) del prelievo nelle ipotesi in cui i risultati prodotti dall’attività imprenditoriale vengano strutturalmente destinati a sostenere qualificate e certificate finalità di interesse generale. Infine, proprio per la necessaria considerazione di un possibile ruolo di sussidiarietà che è auspicabile possa connotare l’iniziativa economica privata, dovranno ampliarsi e razionalizzarsi le regole che supportano i progetti di cosiddetto welfare aziendale e, più in generale, di definizione di qualsiasi modalità che possa assicurare la soddisfazione dei bisogni (gestione dei figli, tutela della salute, ma anche svago e crescita culturale) di coloro che operano nell’azienda stessa.

Insomma, una visione “moderna” del concetto stesso di impresa, proiettata verso la sua dimensione collettiva anziché strettamente individuale e che, così delineata, potrebbe sollecitare una revisione anche della posizione tipicamente orientata al funzionamento del mercato propria dell’Ue, con la quale, d’altra parte, misure fiscali come quelle indicate, pur dovrebbero confrontarsi per poter trovare nuove forme di applicazione.