Professione

Le Scuole di alta formazione escono dal Dl

di Federica Micardi

Le specializzazioni per i commercialisti escono dal decreto fiscale. È stato bocciato l’emendamento che consentiva al Consiglio nazionale dei commercialisti di istituire le Scuole di alta formazione (peraltro già operative) e di prevedere l’iscrizione degli “specialisti” nella sezione A dell’albo. Un emendamento che aveva sollevato alcune perplessità da parte delle associazioni sindacali. Secondo il presidente dei commercialisti Massimo Miani «non è stata colta la portata storica di questo passaggio». «L’introduzione delle specializzazioni non è un percorso obbligatorio - spiega Miani - ma èun garanzia per una crescita della professionalità e delle conoscenze settoriali della categoria». Miani è possibilista: «Non escludo che l’emendamento sarà ripresentato alla Camera - afferma - e rigrazio il ministro Orlando per l’attenzione dimostrata alla nostra categoria e al mondo delle professioni».

Andrea Ferrari, presidente dell’Aidc ritiene che questa bocciatura sia una sconfitta per la categoria. «Il tema delle specializzazioni - afferma - viene percepito in maniera diversa dal Consiglio nazionale e da un’ampia parte della base; l’assenza di un percorso di condivisione da parte dei vertici ha fatto sì che verso le specializzazioni sia maturata una crescente diffidenza. Spero che questa vicenda - conclude Ferrari - ci porti sulla strada di un concreto dialogo tra le diverse rappresentanze della categoria».

Enzo De Maggio, presidente Adc entra nel merito del testo bocciato: «Le specializzazioni sono necessarie alla categoria - afferma - ma l’emendamento sulle Saf (scuole di alta formazione) conteneva due criticità: l’esclusione dei giovani, dato che l’accesso era possibile solo con cinque anni di iscrizione all’albo, e il criterio scelto per dimostrare le competenze acquisite sul campo dai senior». Per De Maggio la continuità e la prevalenza non sono garanzia di qualità. E conclude: «Ora ci aspettiamo che si apra un confronto su queste criticità tra vertici e sindacati e si avvii un dibattito con la base».

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