Controlli e liti

Appalti, aziende fuori gara con insoluti oltre 35mila euro

Aumenta l’importo delle irregolarità fiscali e contributive per l’esclusione

di Giuseppe Latour

Si passa da 5mila a 35mila euro. La soglia oltre la quale scatta l’esclusione delle imprese dagli appalti per le irregolarità fiscali e contributive non definitive aumenta. E, allo stesso tempo, un decreto del Mef indicherà quali violazioni possono essere considerate gravi, provando a dare qualche certezza in più.

È quanto prevede la legge europea, nella versione appena passata dal Senato alla Camera, con un emendamento promosso da Salvatore Margiotta (Pd). Un intervento che cerca, di fatto, di ammorbidire una norma indigesta per le imprese ma chiesta a più riprese da Bruxelles, per scongiurare una possibile procedura di infrazione.

La questione ha una storia ormai lunghissima e riguarda i cosiddetti motivi di esclusione dagli appalti: quelle situazioni, come le condanne definitive per delitti contro la Pa, che portano l’operatore fuori dalla procedura di gara.

Il principio era stato prima inserito nel decreto Sblocca cantieri (Dl 32/2019) e poi cancellato, per poi tornare con il decreto Semplificazioni (Dl 76/2020).

Così, oggi l’articolo 80 del Codice appalti prevede che un operatore economico «può essere escluso dalla partecipazione a una procedura d’appalto se la stazione appaltante è a conoscenza e può adeguatamente dimostrare» che l’impresa non ha ottemperato ai suoi obblighi relativi al pagamento di imposte, tasse e contributi previdenziali, anche «non definitivamente accertati».

Questo mancato pagamento deve costituire una violazione grave. Il limite oltre il quale scatta la gravità, in base a un intricato giro di richiami normativi, attualmente è pari ad appena 5mila euro.

Il Senato rimette mano a questo schema. «Con la legge vigente - spiega Margiotta - in presenza di violazioni non definitivamente accertate l’amministrazione può eliminarti dalla partecipazione alla gara. Io avevo cercato di fare un ragionamento sulla presunzione di innocenza, per guardare solo alle violazioni definitive». Questo non è stato possibili, proprio perché non sarebbe stato compatibile con le indicazioni di Bruxelles.

«Così - prosegue Margiotta - abbiamo ragionato sulle soglie, per andare oltre i 5mila euro attuali, al di sopra dei quali la violazione viene considerata grave. In prima battuta avevo proposto di alzare il tetto fino a 50mila euro, in Aula siamo scesi a 35mila».

Non è la sola novità. Un altro cambiamento, indicato dalla modifica di Palazzo Madama, va nella direzione, auspicata dalle imprese nei mesi scorsi, di fissare dei criteri chiari che consentano di comprendere in quali situazioni si determina la possibile esclusione.

Secondo l’emendamento, allora, le gravi violazioni non definitivamente accertate, in materia fiscale, saranno individuate da un apposito decreto del ministro dell’Economia, da emanare entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge europea.

Qui saranno fissati «limiti e condizioni per l’operatività della causa di esclusione relativa a violazioni non definitivamente accertate». Insomma, per evitare arbitri, sarà circoscritto in maniera chiara il campo da gioco all’interno del quale possono muoversi le stazioni appaltanti per contestare alle imprese questo tipo di violazioni.

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