Imposte

Oltre 22 anni di tasse non dovute allo Stato cadute in prescrizione

di Cheo Condina

Oltre 22 anni di imposte e miliardi di euro pagati ingiustamente, incassati dallo Stato e ormai prescritti, dunque irrecuperabili da parte delle imprese italiane. È tutta qui la storia dell’addizionale provinciale alle accise sulla bolletta elettrica, tornata prepotentemente d’attualità in questi mesi con le aziende che stanno cercando di recuperare, in tutti i modi, solo una minima parte delle somme corrisposte.

La prima data chiave di una vicenda tipicamente italiana risale al novembre 1988, quando l’allora Governo De Mita decise per decreto che le Province avrebbero potuto finanziarsi prelevando un’addizionale di 0,93 centesimi per chilowattora sull’energia elettrica consumata da qualsiasi consumatore diverso dalle famiglie. Erano “solo” 34 anni fa ma sembra passata un’era geologica. Basti pensare che in quell’esecutivo, formato dal classico Pentapartito, Sergio Mattarella era al suo primo incarico ministeriale, ai Rapporti con il Parlamento. Per l’esattezza, quel decreto stabilì che le Province potevano deliberare aumenti fino a 1,14 centesimi per chilowattora. Inutile dire che su 110 Enti locali appena quattro non applicarono l’accisa massima.

Fatto sta che il contatore dell’addizionale provinciale partì in quel momento e proseguì Governo dopo Governo, anno dopo anno, fino al 2012 nonostante fosse diventata incompatibile con una direttiva europea già nel 2008. Ad abrogarla ci pensò l’esecutivo guidato da Mario Monti, un mese e mezzo dopo essersi insediato a Palazzo Chigi a fronte della situazione da allarme rosso dei conti pubblici italiani, con lo spread arrivato a 575 punti base.

È da quel momento che scatta dunque l’orologio della prescrizione visto che l’imposta è stata giudicata illegittima nel 2019 dalla Corte di Cassazione – sulla scorta di decisioni della Corte di Giustizia Europea - perché contraria alla normativa comunitaria. Motivo per cui le imprese italiane possono ricorrere in Tribunale per ottenere soltanto la restituzione soltanto delle imposte corrisposte nel 2011 e nel 2012. Tutto quello che è stato pagato prima ingiustamente finisce nel dimenticatoio. Si tratta, è evidente, di una cifra potenzialmente enorme anche se quasi impossibile da stimare con precisione. Solo per il biennio 2010-2011 le stime di Confindustria parlano di circa 3,4 miliardi di euro. L’inflazione e la geometria variabile dell’universo delle aziende italiane non consente di proiettare questa cifra sugli anni precedenti finiti in prescrizione (quantomeno fino al 2008, quando la Ue ha bocciato l’addizionale) ma è intuitivo che il valore complessivo è enorme.

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