Controlli e liti

Leo: «Cooperative compliance anche per le persone fisiche»

Il viceministro anticipa l’allargamento della misura di semplificazione fiscale. Nuovo ruolo per l’Oic: «Le sue interpretazioni siano principi vincolanti»

di Alessandro Galimberti

A dieci anni dal debutto, raggiunto l’obiettivo di una drastica riduzione della pianificazione fiscale aggressiva e di una maggior fiducia dei (grandi) contribuenti, per la cooperative compliance si apre lo scenario 4.0. Abbassamento delle soglie di ingresso sul versante imprese e, soprattutto, estensione alle persone fisiche (benestanti) per sfruttare al meglio l’italian appealing sono gli obiettivi di legislatura.

Al convegno sull’adempimento collaborativo e gli altri strumenti di attrazione degli investimenti, organizzato dall’agenzia delle Entrate e da Assonime, il viceministro Maurizio Leo anticipa i nuovi percorsi e la nuova, auspicata organizzazione del “sistema fisco”. Premessa la lotta a elusione ed evasione fiscale «pur nell’esiguità delle risorse umane interne» (che nel biennio aumenteranno di 11 mila unità, annuncia il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini), Leo parla di un cambio di passo nell’accertamento:«Si va verso due tipi di soggetti - dice il viceministro al parterre di imprenditori e professionisti -quelli con rating elevato di contribuente meritevole e affidabile, a cui il reddito verrà fissato per quell’anno e per i due successivi, mentre per gli altri, per chi ha il rating più basso, useremo l’armanentario solito con l’aggiunta della Ai e dell’analisi di predittività». Ma è proprio sul versante delle policy di congruità che Leo spinge l’obiettivo in area inedita, chiamando in causa l’Oic.«Nelle mie idee l’Oic dovrebbe varare documenti interpretativi per settori di attività, penso per esempio al leasing, all’immobiliare, principi dedicati e cogenti che sono un passaggio verso la cooperative compliance. L’amministrazione da parte sua poi ha la Sose che deve essere rafforzata come braccio operativo intelligente e attraverso cui si può andare a fare il tax control framework per settore per la certificazione del rischio fiscale». La singola azienda attraverso i suoi consulenti, secondo il viceministro, potrà poi fare su queste basi il suo tax control framework dedicato della singola attività, e determinare infine il reddito con una sorta di visto di conformità dei suoi consulenti.

Questo iter apre uno scenario diverso: fatta la cooperative compliance, aggiunge Leo, «poi in piena trasparenza ci può andare indietro negli anni e spingere verso il ravvedimento per il pregresso, con un contraddittorio molto più spinto e marcato, con interpelli resi fuori dai meccanismi stringenti attuali. E se l’amministrazione riscontra anomalie si può andare verso il ravvedimento semplificato». E alleggerito soprattutto sul versante sanzionatorio: «Oggi le sanzioni sono da esproprio, pensiamo all’Iva - continua il viceministro - applichiamo il ne bis in idem in riferimento ai 5 livelli di sanzione che abbiamo, e rivediamo il penale tributario (dlgs 74/2000) tenendo ferma la lotta alle frodi ma riconoscendo lo stato di necessità di chi dichiara ma non può pagare l’imposta perché a volte ha crediti tributari che non gli vengono liquidati». Per arrivare alla cooperative compliance delle persone fisiche: «L’Italia attrae per il clima favorevole e per la buona alimentazione, suscita molto interesse come ho rilevato la scorsa settimana incontrando le imprese inglesi. Pensiamo allora alla cooperative per chi è abbastanza “solido”, creiamo aperture per il dialogo con i neo paperoni, senza pregiudizi e senza ostilità». Oic a margine del convegno ha commentato « con soddisfazione l’apprezzamento espresso dal vice ministro dell’Economia sul lavoro svolto in questi anni dall’Organismo Italiano di Contabilità ed è ovviamente disponibile ad un confronto sui nuovi ambiti operativi che il governo dovesse individuare per la sua azione nell’ambito di una più intensa collaborazione tra l’attività di standard setting e la disciplina fiscale».

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