Professione

I commercialisti: «Estendere l’equo compenso ai rapporti con tutti i clienti»

L’appello del Cndcec alla Commissione giustizia della Camera: il 22 aprile riprende l’esame dei Ddl

di Federica Micardi

Estendere la norma dell’equo compenso a tutti i clienti o non solo ai cosiddetti contraenti forti. È l’appello lanciato dal Consiglio nazionale dei commercialisti alla Commissione Giustizia della Camera che il 22 aprile riprenderà ad esaminare l’AC 301 (Meloni) e le abbinate proposte AC 1979 (Mandelli) e AC 2192 (Morrone) sul tema dell’equo compenso.
Attualmente le regole sull'equo compenso, introdotte nel 2017, valgono solo per banche, assicurazioni e Pubblica amministrazione.

Ma le disposizioni attualmente vigenti, secondo il presidente dei commercialisti Massimo Miani, «non appaiono ancora sufficienti a garantire effettivamente la tutela del principio dell’equo compenso, che deve necessariamente intendersi come capacità di garantire realmente il diritto del professionista alla corresponsione di un compenso proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione professionale, come previsto dall'articolo 36 della Costituzione e dall'articolo 2233 del Codice civile. E questo in ogni situazione e nei confronti di qualsiasi cliente, in virtù del rispetto di tali principi di derivazione costituzionale e codicistica».

L’equo compenso fa fatica a farsi strada, anche tra chi per legge sarebbe tenuto a rispettarlo. Come spiega il vice presidente della categoria Giorgio Luchetta «i contraenti forti hanno fatto sovente ricorso ad accordi formalmente diversi dalle convenzioni per eludere l'applicazione della disciplina dell'equo compenso». Ma non è tutto, secondo Luchetta va superata «la riluttanza della pubblica amministrazione nel riconoscere il diritto dei professionisti all'equo compenso». Viene poi sottolineato che anche le imprese medio piccole rispetto al professionista sono soggetti forti.

Insomma l’attuale normativa non si è rivelata sufficiente e i lavori della Commissione che ripartiranno il 22 aprile secondo Miani « rappresentano indubbiamente un’importante occasione a disposizione del legislatore, per contribuire al miglioramento della vigente disciplina della tutela dell’equo compenso assicurando una maggiore coerenza tra questa e i principi di tutela del lavoro, di derivazione costituzionale e codicistica».

I disegni di legge attualmente all’esame della Commissione della Camera, propongono, seppur in termini diversi, un ampliamento dell’ambito applicativo della disciplina, sia attraverso il superamento della nozione di cliente forte, sia tramite il riferimento a tipologie di accordo diverse dalle convenzioni unilateralmente predisposte, un fatto secondo Luchetta «fortemente indicativo che testimonia una presa d’atto di quanto evidenziato da tempo dalla nostra categoria».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©