Imposte

Irpef a 4 aliquote, risparmi su tutti i redditi con punte del 7,5 per cento. Via l’Irap agli autonomi

Accordo Mef-partiti: 7 miliardi per tagliare l’Irpef, 1,3 per il tributo regionale su 890mila piccoli e startup

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Al terzo round del tavolo sul fisco il ministro dell’Economia Daniele Franco e i partiti della maggioranza trovano la quadra. Che suona così: Irpef a quattro aliquote, come anticipato martedì dal Sole 24 Ore, con una nuova curva delle detrazioni che assorbe il bonus Renzi-Gualtieri e assicura vantaggi a tutte le fasce di reddito, con punte di risparmio fra i 35 e i 55mila euro lordi annui, e addio all’Irap per 890mila ditte individuali e professionisti (tutti) e 11mila start up innovative. A meno di non ripescare l’ipotesi della maxi-deduzione, che resta in campo. La decisione finale sarà assunta a Palazzo Chigi, dove il progetto sarà portato nelle prossime ore al premier Mario Draghi. Nell’impianto costruito ieri, all’Irpef vanno sette miliardi all’anno; l’intervento sull’imposta regionale in formula piena ne vale 1,3, e richiede quindi di recuperare circa 300 milioni ulteriori.

L’equilibrio finale, che permette interventi strutturali su entrambe le imposte, è stato reso possibile da un miniritocco alla nuova scala delle aliquote Irpef. La nuova progressione prevede il 23% fino a 15mila, come ora, il 25% fino a 28mila, il 35% fino a 50mila e il 43% per i redditi superiori. Da 50mila euro in su, quindi, l’aliquota legale cresce rispetto a oggi. Ma non è questo il punto.

Il risultato rilevante per i conti dei contribuenti, infatti, è dato dall’imposta netta, che scende per tutti per effetto della nuova curva delle detrazioni, che eliminerà anche gli attuali salti di imposizione effettiva come chiesto dal documento delle commissioni Finanze delle Camere. In questo modo, la scelta soddisfa tutti anche sul piano politico: «Sono misure strutturali e non spot», esulta la viceministra all’Economia Laura Castelli (M5S), «la priorità assoluta va all’Irpef come abbiamo sempre sostenuto», spiega dal Pd il responsabile economico Antonio Misiani, da Iv il presidente della commissione Finanze della Camera Luigi Marattin parla di «buon accordo anche nel metodo, primo step di un percorso in due tappe che vedrà compimento con la delega fiscale». «È il primo passo della riforma fiscale», conferma il viceministro al Mise Gilberto Pichetto Fratin (Fi), e dalla Lega il responsabile economico Alberto Bagnai sottolinea anche «la semplificazione significativa del sistema».

I numeri elaborati dal Mef, che Il Sole 24 Ore è in grado di mostrare, misurano gli effetti su tutte le fasce di reddito. In termini percentuali l’imposta da pagare scende in modo drastico per le fasce di reddito più basse, fino a 8mila euro lordi annui, che però di fatto sono già quasi escluse dall’Irpef per effetto della No Tax Area. La riduzione reale più consistente si incontra fra i redditi medi: fra 40 e 45mila euro di reddito lordo annuo il risparmio medio rispetto a quanto si paga con le regole attuali arriva al 6,4%, con una punta del 7,5% per i dipendenti e uno sconto del 3,9% per gli autonomi (4,2% per i pensionati). Appena sotto, fra 35mila e 40mila euro di reddito, il risparmio è del 5,2% per i dipendenti e del 3,1% per gli autonomi, e si attesta al 3,5% nel caso dei pensionati. Sopra, fra 45mila e 50mila euro, il taglio vale il 5,5% dell’imposta netta per i lavoratori dipendenti, il 4,6% per i pensionati e il 4,3% per gli autonomi. L’impatto delle nuove detrazioni è però evidente anche nel caso dei redditi più alti: che nonostante l’aliquota legale in crescita risparmieranno in media il 3,1% nelle dichiarazioni fra 60mila e 65mila euro, il 2,2% fra 65mila e 75mila e lo 0,6% sopra. La media complessiva dei tagli fiscali per tutti i contribuenti si attesta al 3,8%. In termini generali, secondo le prime stime il 75% del taglio Irpef si concentra sul secondo e sul terzo degli scaglioni attuali, che riuniscono il 50% dei contribuenti (21 milioni) con dichiarazioni fra 15mila e 55mila euro. Dal punto di vista delle tipologie di reddito, dipendenti e pensionati sono protagonisti con il 95% dello sgravio.

L’incrocio dei dati mostra anche il secondo obiettivo dell’intervento. Che in un alleggerimento complessivo della pressione sui redditi determina i vantaggi più consistenti nella fascia fra 35mila e 55mila euro dei dipendenti. Perché il ridisegno è fatto anche per spianare i salti d’imposta determinati oggi dal coacervo di detrazioni e bonus, che produce le super-aliquote marginali effettive fino al 61% fra 35 e 40mila euro.

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