Professione

Commercialisti, il commissario guiderà le procedure di voto

Ieri le dimissioni del presidente del Consiglio nazionale, Massimo Miani. Iter veloce verso le elezioni

di Maria Carla De Cesari

Il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti Massimo Miani si è dimesso ieri con una lettera al ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Tempi e modi della decisione non sono stati condivisi da tutto il Consiglio nazionale, ma solo da altri otto consiglieri.

In ogni caso, non c’è bisogno di un provvedimento che accolga le dimissioni: in base al decreto legislativo 139/2005, articolo 27, l’intero Consiglio nazionale è decaduto. Il ministero della Giustizia ora dovrà provvedere al commissariamento.

«Apprezzo l’eleganza del gesto del presidente Miani e dei consiglieri che con lui hanno presentato le dimissioni, soprattutto perché la decisione arriva all’indomani dell’ordinanza del Consiglio di Stato che ha avallato l’operato del vertice di categoria. Ora la parola passa al ministero – commenta il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Sisto – si tratta di un commissariamento fisiologico, che segue le dimissioni, e non punitivo. Ne discuteremo a livello di gruppo di lavoro, poi la decisione sarà del ministro Cartabia».

Il sottosegretario Sisto spiega che non si è ancora deciso se si tratterà di un commissariamento collegiale. In ogni caso, afferma, quello delle dimissioni è «il percorso più semplice e veloce per mantenere la promessa di elezioni in breve tempo per i dottori commercialisti». «Con le dimissioni – sostiene Sisto – si stoppano le vicende giudiziarie, cessa la materia del contendere davanti al Tar».

Da ieri, dunque, un punto fermo nella vicenda elettorale dei dottori commercialisti: secondo lo schema del ministero, il commissario dovrà prima procedere a fissare il voto dei Consigli degli Ordini che una volta insediati provvederanno a eleggere, in consultazioni di secondo livello, il Consiglio nazionale. Occorrerà vedere se sarà possibile mantenere i tempi prefigurati dal ministero della Giustizia in una lettera al Consiglio nazionale in cui si chiedeva conforto sulla data di fine febbraio per le elezioni di quest’ultimo.

Le parole di Sisto riecheggiano quanto ha scritto Miani: le dimissioni sono dettate dalla volontà, si legge in un comunicato, «di garantire l’espletamento delle operazioni elettorali della categoria nel più breve tempo possibile, affidando il procedimento elettorale a un commissario straordinario». Miani e gli altri otto consiglieri – il vice presidente Giorgio Luchetta, Davide Di Russo, Marcella Galvani, Maurizio Grosso, Francesco Muraca, Lorenzo Sirch, Alessandro Solidoro e Giuseppe Tedesco – ricordano la decisione del Consiglio di Stato 6206 del 19 novembre che ha riformato l’ordinanza del Tar Lazio 5547 del 16 ottobre. Una pronuncia che, in attesa del giudizio di merito, «ci permette di ritenere degne di meritevolezza le ragioni addotte a base della nostra difesa e di evidenziare i fatti e le circostanze che hanno condotto noi e gli Ordini territoriali ad operare oltre l’originario termine del mandato». Sì perché la presunta decadenza del Consiglio nazionale e quella degli Ordini sono alla base del ricorso al Tar.

Oltre alle norme generali, il Dl 293/1994 sugli organi di amministrazione, il Consiglio di Stato ha infatti considerato la disciplina speciale del decreto legislativo 139/2005,che non era stata presa in considerazione dal Tar nel decidere per la sospensiva delle elezioni, prospettando l’avvenuta decadenza da parte del Consiglio nazionale.

Miani si sofferma anche sul passaggio in cui il Consiglio di Stato rigetta l’ipotesi del commissariamento in attesa del pronunciamento nel merito da parte del Tar (calendarizzato il 25 febbraio). La convinzione di Miani e di quanti hanno firmato con lui è che occorra sgombrare il campo da futuri, ulteriori contenziosi. «La conflittualità che purtroppo contraddistingue la nostra categoria – conclude Miani – mi induce a rassegnare le dimissioni nella speranza che... il commissario straordinario possa agevolare e velocizzare» il voto.

Come detto, la decisione di Miani non è stata condivisa da nove consiglieri: Antonio Borrelli, Roberto Cunsolo, Andrea Foschi, Gilberto Gelosa, Valeria Giancola, Raffaele Marcello, Maurizio Postal, Sandro Santi, Remigio Sequi. «Ribadiamo e confermiamo – scrivono – la disponibilità alle dimissioni ma a fronte di una condivisione del percorso migliore per arrivare alle elezioni il più rapidamente possibile». Il timore è che le dimissioni, senza un processo condiviso con la Giustizia, possa portare a un commissariamento lungo. Con la possinbilità che il dilatarsi dei tempi favorisca particolari giochi politici. L’auspicio – per i nove firmatari – è che naturalmente questo non accada e che il Consiglio nazionale possa essere eletto entro fine febbraio. Anche perché per la categoria le scadenze sono rilevanti: l’implementazione della disciplina sulla crisi d’impresa, la riforma fiscale, l’attuazione del Pnrr.

Hanno fatto segnare la differenza tra i due gruppi il segretario Achille Coppola, Massimo Scotton e Giuseppe Laurino: la decisione di Miani risulta un’accelerazione non comprensibile dopo il Consiglio di Stato, ma si prende atto che ora tocca alla Giustizia.

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