Imposte

Per Milano un regime di attrazione su misura

di Christian Montinari e Antonio Tomassini

Una proposta di legge per incentivare il trasferimento delle imprese nell’area metropolitana di Milano. Con un nutrito pacchetto di incentivi e agevolazioni anche sotto il profilo fiscale. Un aiuto ulteriore dopo le iniziative varate a livello nazionale sia sotto il profilo della certezza del diritto che dell’attrazione degli investimenti per consentire a Milano di raccogliere l’eredità del dopo Brexit.

Gli interventi «nazionali»

Le misure già operative e quelle in via di attuazione, lungi ancora dal rappresentare una vera riforma fiscale che intervenga a ridurre il o carico fiscale effettivo, segnano comunque un’inversione di tendenza rispetto al passato (anche recente). Innanzitutto sul fronte della certezza del diritto e della stabilità delle regole, che rappresentano valori forse più alti financo delle basse aliquote. Qui il pensiero corre agli istituti della cooperative compliance e dell’interpello sui nuovi investimenti, ovvero i simboli del tentativo di distendere i rapporti tra fisco e contribuenti per creare un sistema che tenda verso la prevedibilità dell’imposizione.

L’idea di un fisco collaborativo e con il quale stringere accordi preventivi per mitigare la variabile fiscale è senz’altro vincente. Sempre sul fronte delle aziende misure come il patent box, che riconosce benefici fiscali in connessione con il patrimonio intellettuale dell’impresa, l’Ace, che premia le iniezioni di liquidità, l’iper e il superammortamento, la normativa sulle start up e la stessa riduzione dell’aliquota Ires al 24% e la riforma Iri non esprimono un intervento sistemico, ma sono da salutare con favore.

Il capitale umano

C’è poi il blocco di misure per attrarre capitale umano di alta qualità nel nostro Paese. Sia gli incentivi per le persone che si trasferiscono nel nostro Paese (neoresidenti, visto investitori, lavoratori qualificati cosiddetti impatriati), sia le norme sul welfare (per le quali c’è un beneficio diretto sia per imprese che lavoratori), sia infine la recente novella in materia di tassazione come reddito di capitale dei cosiddetti carried interest, metteno nel mirino lo sviluppo economico, scientifico, tecnologico e culturale del Paese. Del resto, le persone che si trasferiscono in Italia portano con sé un bagaglio di conoscenze e competenze di cui il nostro tessuto imprenditoriale, culturale e statale hanno bisogno. E la platea di soggetti potenzialmente interessati ad assumere chi si sposta in Italia è ampia. Senza contare poi che le agevolazioni si estendono anche ai lavoratori autonomi che dovessero trasferirsi.

La proposta per Milano

È proprio su questa scia, e in considerazione del fenomeno Brexit che sta allontanando imprese e banche da Londra, che si colloca la proposta di legge atto Camera 4456 (primo firmatario Maurizo Bernardo, presidente della commissione Finanze di Montecitorio) volta a introdurre un pacchetto di norme tese allo «sviluppo dell’economia nazionale mediante l’incentivazione degli investimenti e dell’insediamento di imprese nella città metropolitana di Milano».

Le aziende che si dovessero trasferire in Italia stabilendo la propria sede nell’area metropolitana di Milano godrebbero:

di una riduzione dell’Irap (a condizione che i soggetti beneficiari assumano lavoratori con contratto a tempo indeterminato per almeno 50 unità);

di una riduzione della tassazione per i propri dipendenti con riguardo ad alcuni finge benefit quali scuola dei figli, casa, assicurazioni e viaggi da e verso la destinazione di residenza originaria;

della deducibilità entro certi limiti degli interessi passivi eccedenti il limite del Rol;

di agevolazioni connesse a nuovi investimenti immobiliari effettuati dai gruppi esteri al fine di rendere la città metropolitana di Milano più attrattiva (applicazione di registro e ipo-catastali fisse; l’agevolazione tuttavia sarebbe spettante solo se si assume personale);

dell’applicazione di una ritenuta solo nella misura dell’1,20 per cento per i dividendi distribuiti da soggetti fiscalmente residenti in Italia a società residenti in Paesi non appartenenti all’Unione europea che consentono un adeguato scambio di informazioni (si tratta di una estensione del regime già operanti per i Paesi Ue);

del libero accesso, a prescindere dalle dimensioni e dalla misura dell’investimento, agli istituti della cooperative compliance e dell’interpello sui nuovi investimenti.

L’iniziativa può essere abbinata anche al trasferimento a Milano di Authority europee (come quella del farmaco) e al potenziamento della piazza finanziaria (peraltro già legata a quella londinese; qui si innesterebbe anche l’abolizione della Tobin tax, di cui pure si parla).

All’obiezione che si tratterebbe di norme a rischio di censure comunitarie in materia di aiuti di Stato, si potrebbe far presente che sarebbero misure settoriali (ovvero si innestano in un ambiente normativo già destinato a categorie di soggetti) e introdurebbero non abbattimenti generali di imposizione ma vantaggi rispettosi delle indicazioni e dei limiti rivenienti dall’ordinamento comunitario. C’è una grande attenzione sull’Italia e su Milano, potrebbe essere assai vantaggioso cogliere l’attimo.

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