Adempimenti

Moratorie attive per le Pmi scese a quota 64 miliardi

Resi noti i risultati della rilevazione della task force al 2 luglio. Valore complessivo a 83 miliardi

di Laura Serafini

Le moratorie per le piccole e medie imprese garantite dallo Stato “crollano” a quota 64 miliardi. Fino a qualche settimana fa il loro valore era nettamente superiore ai 100 miliardi, ma superato il giro di boa del 30 giugno è stata registrata la prima forte di riduzione degli importi oggetto di sospensione. Il fenomeno era atteso: è l’effetto della fine delle misure previste fino a metà anno dal decreto Liquidità e dalla partenza delle nuove proroghe, che però consentono di sospendere solo il capitale.

Questa novità ha un’implicazione importante: chi avesse deciso di mantenere in essere la moratoria dopo il 30 giugno nella gran parte dei casi rischia di vedersi riclassificare il credito al primo stadio degli Npl. Per questo motivo molte posizioni rimaste aperte sono state chiuse, anche su consiglio delle banche, che in molti casi hanno proposto la ristrutturazione del prestito, con un allungamento della durata e una riduzione della rata.

Le indicazioni sull’andamento delle moratorie e dei prestiti sono state rese note ieri dalla task force sulla liquidità in base alla rilevazione al 2 luglio. I numeri diffusi ieri indicano a quota 83 miliardi il valore complessivo delle moratorie. Ma in questi dati ci sono anche le sospensioni fatti ai sensi degli accordi tra Abi e associazione di categoria, pari a 3 miliardi. Poi ci sono le moratorie verso le famiglie per 14 miliardi, di cui 4 miliardi concesse ai sensi del fondo Gasparrini (mutuo per la prima casa anche alle partite Iva). Le sospensioni rimaste in essere sono «pari a circa il 30% di tutte le moratorie accordate da marzo 2020 (circa 280 miliardi). Si stima che tale importo faccia capo a circa 776mila richiedenti, tra famiglie e imprese. L’importo delle moratorie in essere differisce da quello delle moratorie concesse per vari motivi, tra cui il venire a scadenza di una parte di esse» si fa notare.

Il dato fotografato al 2 luglio non è ancora definitivo e probabilmente nei prossimi giorni si assisterà a un’ulteriore contrazione. «La riduzione di quasi 40 miliardi è riconducibile alla mancata richiesta di proroga da parte dei debitori (come noto, il decreto Sostegni bis prevedeva la possibilità per il debitore di richiedere la proroga della moratoria, limitatamente alla quota capitale, fino alla fine del 2021). Il valore delle moratorie ancora attive sarà soggetto a ulteriori aggiustamenti nelle prossime settimane», si afferma nella nota diffusa ieri, a conferma del fatto che novità sono attese.

I dati della task force forniscono un aggiornamento anche sull’andamento dei prestiti garantiti.

« Superano quota 184 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al fondo di garanzia per le Pmi - si spiega -. Attraverso Garanzia Italia di Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 26,4 miliardi di euro, su 2.704 richieste ricevute».

Le richieste complessive sono 2.258.150 pari ad un importo di circa 183,1 miliardi di euro. Di queste, 1.162.929 sono riferite a finanziamenti fino a 30mila euro per un importo finanziato di circa 22,7 miliardi di euro. Il decreto Sostegni bis ha ridotto dal 100 al 90 per cento la garanzia sui prestiti fino a 30mila euro, mentre ha ridotto dal 90 all’80 per cento la garanzia su quelli oltre i 30mila euro.

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