Controlli e liti

FISCO E SENTENZE/Le massime di Cassazione: inerenza, onere probatorio, imposta di donazione

di Luca Benigni, Ferruccio Bogetti e Gianni Rota

Inerenza fiscale con disamina preventiva della vantaggiosità e congruità della spesa. Presunzione a favore dell’Amministrazione senza valore di inversione dell’onere probatorio sulla controparte. Nel patto di famiglia la somma compensativa erogata ai legittimari non assegnatari è soggetta ad aliquota e franchigia relativa al rapporto tra assegnatario e legittimario non assegnatario. Obbligo di accurato accertamento della sede della direzione effettiva se l’Amministrazione intende invocare l’estero-vestizione della società controllata con sede legale estera. La cessione di una quota della comunione ereditaria da parte di un coerede ad un altro non determina l’insorgenza di una nuova comunione distinta da quella originaria. La società madre francese che riceve dalla società figlia italiana dividendi esenti da tassazione in base alla direttiva 90/435/Cee non può invocare il diritto al credito d’imposta convenzionale. Sono i temi delle principali pronunce di Cassazione in materia tributaria e societaria dal 17 al 28 dicembre.

Vantaggiosità e congruità decisive per la deducibilità del costo
Si inserisce una spesa in contabilità soltanto se esiste idonea documentazione a supporto dalla quale possa ricavarsi sia l’importo del costo sostenuto sia la sua ragione e coerenza economica. Questo in quanto ai fini dell’individuazione dell’inerenza occorre effettuare la positiva disamina della sua vantaggiosità e congruità nonché della sua ripercussione sul reddito d’impresa.
Cassazione, sentenza 32254/2018

Sempre valido l’appello sottoscritto dal funzionario delegato
È sempre legittimato a proporre appello il funzionario dell’agenzia delle Entrate delegato dal Direttore titolare perché la delega si considera rilasciata con la preposizione all’Ufficio perché la capacità di stare in giudizio dell’agenzia delle Entrate è riconosciuta, oltre che al direttore, alla persona preposta al reparto competente. In quest’ultimo caso sono da intendersi quella delegata in via generale, anche in assenza di esibizione in giudizio della corrispondente delega, salvo che non venga appositamente provata/eccepita la non appartenenza del funzionario all’Ufficio appellante e/o l’usurpazione del potere di impugnare la sentenza.
Cassazione, ordinanza 32405/2018

Canoni annuali e costi ordinari vietano all’emittente radiotelevisiva di dedurre su base pluriennale le spese per il satellite
Nella determinazione del reddito d’impresa l’emittente radiotelevisiva non può dedurre su base pluriennale i costi per l’utilizzazione del satellite per le trasmissioni perché i correlativi ricavi non riguardano esercizi futuri. Esse hanno infatti un orizzonte temporale limitato perché i canoni sono corrisposti annualmente ed i costi sono relativi alla gestione ordinaria dell’impresa. Pertanto il loro inserimento in bilancio nei costi d’impianto determinerebbe un ingiustificato differimento delle perdite d’esercizio.
Cassazione, sentenza 32419/2018

Onere probatorio a carico dell’amministrazione anche quando la presunzione opera a sua favore
La norma che consente all’Amministrazione di avvalersi di una presunzione non significa far gravare l’onere della prova sulla controparte, che tecnicamente ha invece l’onere di vincere la presunzione. Questo in quanto l’onere probatorio spetta pur sempre all’Amministrazione, che può assolverlo, in presenza di taluni indici, mediante una presunzione a sé favorevole.
Cassazione, ordinanza 32642/2018

Nel patto di famiglia la somma compensativa erogata ai legittimari non assegnatari è soggetta ad aliquota e franchigia
Il patto di famiglia previsto dall’articolo 768-bis del Codice civile è soggetto ad imposta sulle donazioni sia per il trasferimento dell’azienda o delle partecipazioni dal disponente al discendente sia per la corresponsione della somma compensativa della quota di legittima dall’assegnatario dell’azienda o delle partecipazioni ai legittimari non assegnatari. Quest’ultima corresponsione è però soggetta ad imposta in base all’aliquota ed alla franchigia relativa a quello tra assegnatario e legittimario anziché a quelle relative al rapporto tra disponente ed assegnatario ovvero a quello tra disponente e legittimario
Cassazione, ordinanza 32823/2018

Obbligo di accurato accertamento della sede della direzione effettiva per l’esterovestizione
In caso di presunta estero-vestizione della società controllata con sede legale estera non può costituire criterio esclusivo di accertamento della sede della direzione effettiva l’individuazione del luogo dal quale partono gli impulsi gestionali o le direttive amministrative ancorché questo si identifichi con la sede, legale o amministrativa, della società controllante italiana. Questo in quanto per determinare il luogo della sede dell’attività economica di una società occorre prendere in considerazione una serie di fattori, tra cui figurano la sede statutaria, il luogo dell’amministrazione centrale, il luogo di riunione dei dirigenti societari e/o quello in cui si adotta la politica generale di tale società ben potendo, alternativamente, essere presi in considerazione il domicilio dei principali dirigenti, il luogo di riunione delle assemblee generali, di tenuta dei documenti amministrativi e contabili e di svolgimento delle principali attività finanziarie.
Cassazione, sentenza 33234/2018

La cessione di una quota non determina una nuova comunione distinta da quella originaria
Nel caso di comunioni plurime generate dalla presenza di più titoli, sussiste comunque un’unica comunione se l’ultimo acquisto di quote deriva da successione mortis causa. Questo in quanto la cessione di una quota da un coerede ad un altro non comporta l’acquisizione alla quota di nuovi beni con presunzione di costituzione di una nuova e distinta comunione, ma soltanto una variazione soggettiva all’interno dell’originaria comunione, che deve dunque essere considerata alla stregua di unica comunione di origine successoria.
Cassazione, ordinanza 33385/2018

La società madre francese che riceve dividendi esenti non può invocare il diritto al credito d’imposta convenzionale
La società madre francese che riceve dalla società figlia italiana dividendi esenti da tassazione per applicazione della direttiva 90/435/Cee non può usufruire del credito d’imposta previsto dalla Convenzione Italia-Francia contro le doppie imposizioni perché l’esenzione di fonte comunitaria esclude la fattispecie di doppia imposizione previsto dalla Convenzione Italia-Francia. Infatti, se la società con residenza in Francia che percepisce dalla società figlia italiana dividendi esenti ottenesse anche l’avoir fiscal, finirebbe per sommare indebitamente due benefici tributari.
Cassazione, sentenza 33407/2018

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