Professione

Gli effetti a cascata del progetto americano

di Dario Stevanato

Il progetto di riforma del fisco americano, se sarà approvato nelle sue linee di fondo, modificherà non solo i rapporti interni ma altresì le relazioni internazionali, con ricadute sugli Stati europei.

La riduzione della corporate tax dal 35 al 20% si inserisce con ritardo in un trend di lungo periodo, nel solco di una generalizzata riduzione delle aliquote motivata da ragioni di concorrenza internazionale nell’attrarre investimenti produttivi (la criticata race to the bottom) più che da considerazioni teoriche sull’imposta societaria o sui livelli di tassazione complessiva. Permane intatto, sullo sfondo, il problema di coordinare l’imposta societaria e quella sul reddito personale dei soci, tant’è vero che l’abbassamento della prima potrebbe trovare compensazione nell’aumento della seconda. Ne deriva che la riduzione dell’aliquota societaria potrebbe non dar luogo a uno sgravio definitivo, ma implicare una mera questione di timing, di riposizionamento del fulcro della tassazione sui soci. Non a caso, nei Paesi in cui la tendenza si è tradotta, estremizzandosi, nell’abolizione tout court dell’imposta societaria, questa si è trasformata in un’imposta sugli utili distribuiti ai soci. La riduzione delle corporate taxes non comporta dunque necessariamente effetti regressivi e una redistribuzione avversa, non solo perché una parte del tributo viene traslata sui lavoratori, ma altresì in quanto la tassazione dei soci non è evitata, ma solo rinviata al momento del realizzo dell’investimento o dell’incasso dei dividendi. In questo scenario l’alta tassazione sopportata dalle società americane rappresenta un’anomalia, cui il tax bill intende porre rimedio.

La riduzione dell’aliquota, specie se non bilanciata da tassazioni compensative sui dividendi, pone poi un ulteriore problema. Allargandosi la forbice tra l’aliquota societaria e quelle applicabili agli scaglioni più elevati del reddito personale si acuisce il problema della neutralità dell’imposta rispetto alla forma di impresa. I business income di imprenditori individuali scontano un’immediata tassazione personale, e se ricadono negli scaglioni più elevati si verifica una distorsione rispetto allo svolgimento di attività economiche attraverso società di capitali. Si tratta di un problema cui il progetto di riforma risponde introducendo un’aliquota massima del 25% sulle pass-through entities. Tale misura potrebbe tuttavia tradursi in un selettivo sgravio d’imposta per i più abbienti che potrebbero strutturare affari e investimenti in modo da ridurre il loro tax rate.

Oltre che sul piano domestico, la riforma americana potrebbe avere significative ricadute all’esterno. La riduzione dell’aliquota corporate avrà infatti non solo l’effetto di rendere più convenienti le localizzazioni sul territorio statunitense ma altresì quello di frenare le spinte per una web tax all’europea: se le multinazionali americane della digital economy decideranno di farsi tassare nell’Home State, perderà forza il principale argomento (il vuoto di tassazione) per una riscrittura delle regole di fiscalità internazionale e una ridefinizione del concetto di stabile organizzazione.

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