Contabilità

Calcio professionistico, l’indicatore di liquidità per iscriversi al campionato non migliora i conti

Il parametro torna ad essere requisito per l’iscrizione al campionato ed è stato fissato allo 0,5 per la prossima stagione sportiva: un rapporto inferiore determina una “carenza finanziaria”

di Gian Marco Committeri

Le società di calcio devono fare i conti con l’indice di liquidità definito dall’articolo 85 delle Norme Organizzative Interne della Federcalcio (Noif). Si tratta del rapporto tra attività correnti e passività correnti, ossia tra disponibilità liquide e crediti esigibili entro i 12 mesi, da una parte, e debiti scadenti entro i 12 mesi, dall’altra. Il parametro è stato fissato allo 0,5 per la prossima stagione sportiva: un rapporto inferiore determina una “carenza finanziaria” (ciò significa che se ho attività correnti per 40 e passività correnti per 100, ed un rapporto quindi dello 0,6, presento una “carenza” pari a 10).

L a valenza del parametro

Il mancato rispetto di questo indicatore, tuttavia, mentre nelle ultime stagioni sportive determinava esclusivamente una limitazione delle attività di calciomercato, ora viene ad assumere addirittura una valenza esistenziale per le società di calcio giacché torna ad essere requisito per l’iscrizione al campionato.

Ora, fermo restando che l’equilibrio di breve termine (ricercato con l’indicatore di liquidità) rappresenta certamente un obiettivo da perseguire, ci si deve chiedere se l’assetto complessivo degli indicatori economico-finanziari previsto dalla Figc sia adeguato. L’attuale struttura conferisce rilevanza assoluta all’indicatore di liquidità relegando gli altri indici previsti dall’articolo 85 delle Noif (Indicatore di Indebitamento e Indicatore di Costo del Lavoro Allargato) ad un ruolo decisamente secondario.

I trucchi per evitare la carenza finanziaria

Ora come ora, quindi, se un club prevede di avere una “carenza finanziaria”, ad esempio di 20 milioni, può ricorrere ad un prestito di 25 milioni (anche attraverso un “finanziamento soci”), in ipotesi rimborsabile in quote costanti in 5 anni, e risolvere il problema, almeno per la stagione sportiva interessata: avrà infatti nuova liquidità per 25 milioni (che incrementa l’attivo corrente) e nuovi debiti correnti per (soli) 5 milioni (pari, cioè, alla quota del debito “a breve”), con un saldo attivo di 20.

Allo stesso modo, un club che presenta un indebitamento strutturale già elevato (e magari superiore al valore-soglia) può risolvere il problema dell’indice di liquidità ristrutturando il debito, allungando cioè la scadenza riducendo la quota “a breve” (unica che rileva per l’indice), magari trovando terreno fertile nel sistema bancario che può farsi pagare commissioni importanti e ridurre (rectius: rinviare) il rischio di dover gestire un default.

I rischi di mancato miglioramento strutturale

Questa possibilità di evitare l’insorgenza di una “carenza finanziaria” ricorrendo ad ulteriore indebitamento o ristrutturando un debito esistente (senza, quindi, alcun miglioramento strutturale) rappresenta una effettiva soluzione per garantire (in modo non estemporaneo) l’equilibrio finanziario delle società di calcio? Probabilmente no. Allora, sia concesso di suggerire possibili correzioni.

1) Una prima strada potrebbe essere quella di depurare le attività correnti rilevanti dell'indebitamento in eccesso (o, almeno, di una quota dello stesso) rispetto al livello-soglia (peraltro già decisamente bonario verso i club calcistici atteso che in altri contesti un indebitamento netto superiore ad 1,2 volte i ricavi sarebbe considerato indice di sostanziale default della società), ottenendo così un parametro più coerente ed equo. Quel debito (in eccesso), infatti, ha generato in precedenza della “cassa” che è stata utilizzata (tipicamente) per pagare debiti correnti, migliorando così l'indice di liquidità: consentire questo, senza porre dei correttivi, non appare né coerente né in grado di alimentare comportamenti virtuosi.

2) Altra ipotesi, non necessariamente alternativa, sarebbe quella di fissare i valori dell'indicatore di liquidità in modo tale da agevolare i club che presentano una situazione strutturale virtuosa (sia in termini di indebitamento complessivo che con riferimento al “costo del lavoro allargato”), stabilendo quindi parametri differenziati: più bassi per i club che presentano entrambi gli indicatori al di sotto del valore-soglia e crescenti per gli altri. Nulla vieta, ovviamente, di stabilire che gli “sconti” sull’indice di liquidità si applichino non al raggiungimento del semplice valore limite ma a fronte di indicatori particolarmente virtuosi. Prima o poi, inoltre, si dovrà affrontare il tema della “valutazione” dei calciatori che deve trovare una qualche forma di obiettività altrimenti è facile prevedere che sentiremo ancora parlare di “plusvalenze gonfiate” e di indagini che, di certo, non fanno bene al calcio.

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