Controlli e liti

Dai conti correnti alle case, al via l’algoritmo antievasione

Il ministro Franco ha firmato il decreto che consente di incrociare i dati in Anagrafe tributaria dopo averli resi anonimi. Si punta a lettere di compliance e controlli più mirati con l’analisi di rischio

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Dopo due anni e mezzo dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2020, diventa operativo l’algoritmo antievasione che sfrutta la possibilità di rendere anonimo il potenziale informativo a disposizione nei database del Fisco e, in particolare, la Superanagrafe dei conti correnti. Come prevede il decreto firmato dal ministro dell’Economia Daniele Franco, i dati da utilizzare per l’analisi del rischio evasione ed elusione sono quelli riportati nelle dichiarazioni fiscali, quelli relativi al patrimonio di case e altri immobili ma anche mobiliare (quote societarie), le informazioni contabili e finanziarie e quelle su versamenti e compensazioni. In sostanza, tutti quei dati utili alla profilazione dei soggetti che non dichiarano nulla o abbastanza al Fisco.

L’algoritmo punta a un elevato livello di precisione, anche perché sarà alla base dell’operazione per potenziare la compliance come promesso dall’Italia alla commissione Ue tra gli impegni del Pnrr. Prima di tutto nella fase di analisi bisognerà impedire «l’identificazione diretta degli interessati». Non solo, andrà limitato il pericolo di tirare dentro anche contribuenti in regola o che non presentano un rischio fiscale significativo.

Non sarà solo la macchina a dare la caccia agli evasori, ma - come prevede espressamente il decreto - sarà «sempre garantito l’intervento umano» degli operatori di Entrate e della Guardia di Finanza.

Considerata la delicatezza delle informazioni trattate, tanto l’Agenzia quanto le Fiamme gialle dovranno garantire l’accesso solo a personale autorizzato e in ogni caso gli accessi andranno tracciati. E, grazie al decreto, d’ora in poi i dati sintesi delle operazioni su conti correnti e altri rapporti finanziari saranno messi a disposizione dalle Entrate anche alla Guardia di Finanza.

Anche sulla scorta del parere arrivato dalla Privacy dopo il primo schema di decreto e la successiva interlocuzione, vengono dettagliati i tempi di conservazione dei dataset di analisi e controllo e la possibilità di accesso da parte dei contribuenti. Sotto il primo profilo, il decreto fissa la conservazione dei dati anonimizzati fino al secondo anno successivo a quello in cui «matura la decadenza della potestà impositiva» e, comunque, fino alla chiusura di eventuali contenziosi. Quindi dovrebbe trattarsi di un termine più di quello già concesso al Fisco per gli accertamenti. Sotto il secondo profilo, sono tre le ipotesi “codificate” di accesso ai dati: dalla data di ricezione della lettera di compliance; dalla data di consegna del processo verbale di constatazione (pvc), della notifica dell’atto istruttorio o dell’atto impositivo nel caso di contribuenti sottoposti a controllo vero e proprio; dal primo giorno successivo a quello in cui matura la decadenza del potere di accertamento per i contribuenti che non hanno ricevuto né un alert del Fisco né un atto di controllo. Resta, comunque, sempre possibile la richiesta del contribuente di ottenere la rettifica di dati personali inesatti.

Il decreto atteso ora in «Gazzetta Ufficiale» pone le basi anche per l’attuazione della delega fiscale nella parte in cui prevede l’interoperabilità delle banche dati. La messa a punto consentirà, infatti, di passare dai dati anonimi alle liste selettive di contribuenti a rischio da stimolare per il ravvedimento con la compliance o da controllare nei casi più gravi.

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