Imposte

Nuovo patent box: su marchi e brevetti extra deduzione del 90%

Regime opzionale di durata quinquennale che agevola i costi di ricerca

di Luca Gaiani

Il Governo manda in pensione il patent box sostituendolo con una maggiorazione del 90% nella deduzione dei costi di ricerca e sviluppo sostenuti per gli intangibili agevolati. Lo prevede la bozza di decreto legge di accompagnamento alla manovra finanziaria 2022. Nel nuovo regime, che avrà carattere opzionale, rientrano anche i marchi di impresa, che erano stati esclusi dall’agevolazione a partire dal 2019. Corsa contro il tempo per bloccare le opzioni patent decorrenti dal 2020.

Arriva la super-deduzione 90%

A partire dalla data di entrata in vigore della norma, il patent box, che detassa il 50% della parte di reddito ascrivibile all’utilizzo degli intangibili, viene cancellato e sostituito con una assai più concreta super-deduzione dei costi sostenuti per la creazione e lo sviluppo dei beni immateriali agevolabili. Tra questi, oltre al software, ai brevetti, al design e al know how (già oggi compresi nel patent) ritornano i marchi di impresa, esclusi dalla precedente norma a partire dalle opzioni esercitate dal 2019.

Le imprese che detengono beni immateriali agevolabili (utilizzati direttamente o concessi in licenza) potranno optare per un regime particolare che consente di maggiorare del 90% la deduzione (sia ai fini Ires e che Irap) dei costi per attività di ricerca e sviluppo riguardanti i beni, che sono svolte internamente ovvero mediante contratti con società diverse da quelle appartenenti allo stesso gruppo, o con università o enti di ricerca. Il decreto non elenca quali costi relativi agli intangibili («creazione e sviluppo») possano usufruire del regime agevolato; dovrà essere chiarito se siano utilizzabili al riguardo i criteri dell’articolo 8 del Dm 28 novembre 2017 sul patent box.

Documentazione anti sanzioni

La scelta per la super-deduzione (in pratica ogni 100 euro spesi se ne deducono 190 con una variazione in diminuzione di 90 nella dichiarazione) dura cinque esercizi, è irrevocabile e rinnovabile. Si parte dal 2021 per le opzioni esercitate dopo l’entrata in vigore della norma. Chi opta per il nuovo regime non potrà usufruire, per i medesimi costi, del credito di imposta sulla ricerca previsto dai commi da 198 a 206 della legge 160/2019. Le imprese potranno predisporre, per evitare sanzioni in caso di rettifica dei costi super-deducibili, una documentazione secondo standard che dovranno essere indicati da un provvedimento delle Entrate. Il possesso di questa documentazione andrà comunicato nella dichiarazione dei redditi analogamente a quanto previsto per il patent box “fai da te” e per il transfer pricing.

Una disposizione transitoria, dal contenuto poco chiaro, prevede che per le opzioni già esercitate prima del Dl si potrà transitare al nuovo regime a patto che non si sia ancora concluso il ruling e che non si sia entrati nel cosiddetto “fai da te”. In questo caso, peraltro, affinché il passaggio alle super-deduzioni corrisponda temporalmente al patent box che viene abbandonato, dovrebbero essere agevolati al 90% anche i costi di esercizi già chiusi. Il che, però, si scontra con il fatto che il nuovo regime scatta solo dal 2021 agevolando costi di competenza di tale esercizio e dei successivi (anche per il divieto di cumulo con il credito sulla ricerca). Se così è, chi ha in corso opzioni da alcuni anni (ad esempio dal 2017), rischia di abbandonare una agevolazione quinquennale (2015-2021) avendo in cambio la super deduzione solo per un anno (2021).

Corsa contro il tempo

Sempre in merito alla disciplina transitoria, va sottolineato che le opzioni per il patent box si esercitano a posteriori (nella dichiarazione relativa al periodo da cui decorrono), il che comporta che, alla data in cui l'agevolazione verrà abrogata (entrata in vigore del Dl), le società dovranno ancora comunicare l'opzione quinquennale decorrente dal 2020 (scadenza 30 novembre 2021), la cui istanza di ruling è già stata spedita alle Entrate entro il 31 dicembre dello scorso anno. Per salvare queste opzioni 2020 (per chi non vuole finire nel nuovo sistema che partirebbe peraltro solo dal 2021) pare dunque necessario anticipare, con una vera e propria corsa contro il tempo, la trasmissione del modello redditi 2021.

Vanno invece inevitabilmente in fuori gioco le opzioni patent decorrenti dal 2021, che avrebbero dovuto essere comunicate nel 2022.

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