Imposte

Ecotassa auto, due anni senza controlli: nessuna stima sull’evasione

Dall’entrata in vigore dell’ecotassa, si sono moltiplicati tra gli addetti ai lavori i sospetti che ci fossero buchi nella riscossione

di Maurizio Caprino

Mentre il Governo annuncia il pieno utilizzo delle 161 banche dati disponibili contro l’evasione fiscale, emerge che verosimilmente nessuno ha dato uno sguardo all’archivio che consentirebbe di incassare l’ecotassa dovuta da marzo 2019 sulle immatricolazioni di auto che emettono più di 160 grammi/chilometro di CO2. Certo, nessuno si attende un gettito stellare, ma controllare darebbe un segnale importante: questo tributo era stato istituito più come disincentivo all’acquisto di vetture che possono avere un impatto superiore alla media di settore sulla concentrazione del gas che causa i tanto temuti cambiamenti climatici.

In questi due anni dall’entrata in vigore dell’ecotassa, si sono invece moltiplicati tra gli addetti ai lavori i sospetti che ci fossero buchi nella riscossione. Già in fase iniziale si era osservato che le istruzioni sulle modalità di applicazione e versamento non erano proprio esaustive, soprattutto sull’usato proveniente dall’estero (alcuni interpelli hanno chiarito che il pagamento è dovuto se acquisto e immatricolazione in Italia sono entrambi successivi al 28 febbraio 2019, ma con formulazione che lascia spazio a perplessità).

In quest’ultimo caso, si aggiungevano dubbi sulla compatibilità del tributo con il principio di libera circolazione delle merci all’interno della Ue (articolo 110 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea). E forse anche per questo sulle questioni legate all’ecotassa l’agenzia delle Entrate ha mantenuto un basso profilo.

Un mese fa è arrivata una conferma indiretta, ma ufficiale. Due deputati M5S, Maria Soave Alemanno e Luca Sut, avevano presentato un’interrogazione al ministro dell’Economia per conoscere «l’andamento della riscossione» dell’ecotassa, «con particolare riferimento al gettito generato e all’eventuale stima della sua evasione». Dalla risposta, data l’8 aprile dalla sottosegretaria Cecilia Guerra in commissione Finanze, si è saputo solo che «l’importo complessivamente versato dal mese di marzo 2019 al mese di marzo 2021 ammonta a circa euro 102.000.000, con un numero di versamenti pari a circa 77.500 unità».

Nessuna stima dell’evasione, dunque. Né risulta che l’agenzia delle Entrate abbia intrapreso azioni mirate di controllo, nonostante abbia accesso all’Archivio nazionale veicoli, tenuto dalla Motorizzazione.

Le priorità sono certamente altre e per recuperare l’ecotassa non pagata ci sono ancora anni a disposizione (anche se le norme non sono chiarissime neanche su questo e in generale far trascorrere molto tempo indispettisce il contribuente). Ma così si sviliscono tributi che, nelle intenzioni della politica, dovrebbero avere soprattutto un valore simbolico-educativo. E nel settore auto non è la prima volta: da un decennio si attendono chiarimenti sul superbollo introdotto per vere o presunte ragioni di equità fiscale.

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