La spia di un sistema che resta complesso
Quasi 600 interpelli “ordinari” inviati, nel 2022, alle strutture centrali delle Entrate. Ai quali si aggiungono 12mila quesiti, sempre “ordinari”, recapitati (nel 2019, ultimo dato disponibile) alle direzioni regionali dell’Agenzia. Senza poi scordare le altre forme di tax ruling, ovvero quello strumento – molto diffuso in tutti i Paesi – che consente ai contribuenti di ottenere dal Fisco risposte individuali sui comportamenti da tenere in casi personali e concreti, di oggettiva incertezza delle norme oppure nei casi previsti da disposizioni di legge: dagli interpelli probatori a quelli antiabuso, da quelli (obbligatori) sulla disapplicazione di determinate disposizioni tributarie sino alle istanze sui nuovi investimenti.
È evidente che si tratti di strumenti molti utili nella prospettiva di favorire la compliance fiscale. Per altro, molto graditi ai contribuenti (pur con alcune eccezioni, come nel caso dell’interpello obbligatorio per la disapplicazione delle norme sulle società di comodo e in perdita sistematica: fino a 10mila istanze inviate annualmente alle direzioni regionali, adempimento che solo a partire da quest’anno è stato soppresso dal decreto semplificazioni, Dl 73/2022).
Si tratta di un’attività cruciale per l’amministrazione, ma che talvolta ha generato qualche preoccupazione sull’effettivo utilizzo dello strumento. Proprio il viceministro dell’economia, Maurizio Leo, commentando alcuni casi in cui l’Agenzia forniva pareri di abusività non richiesti dai contribuenti, segnalava (Il Sole 24 Ore del 24 giugno 2019) il rischio che l’amministrazione potesse cedere alla tentazione di utilizzare gli interpelli, definiti «chiave di volta del dialogo tra Fisco e contribuenti», per anticipare i controlli.
Non c’è dubbio che su questo fronte, il tanto bistrattato Statuto dei diritti del contribuente, la legge 212/2000 voluta dall’allora ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, abbia rappresentato un momento decisivo sulla strada del miglioramento dei rapporti tra amministrazione e contribuenti. Dopo un avvio incerto – la Corte dei conti, nel 2015, pur riconoscendo l’essenzialità dello strumento, lo aveva duramente criticato suggerendo miglioramenti, in parte arrivati poi con la miniriforma del 2016 – il sistema degli interpelli sembra essersi radicato. Passi avanti sono stati fatti anche sul fronte trasparenza: un provvedimento a firma del confermato direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, prevede dal settembre 2018 la pubblicazione di tutte le risposte fornite dalle strutture centrali dell’Agenzia. Tuttavia, ogni anno ci sono svariate migliaia di risposte delle direzioni regionali che sfuggono (almeno in parte) a ogni forma di pubblicità. Quindi, giusta la scelta di dare visibilità alle interpretazioni rese a livello centrale, ma perché non farlo anche con quelle date a livello locale?
Per contro, il successo degli interpelli suggerisce come la strada delle semplificazioni fiscali sia ancora tutta da percorrere. Non si può dire che un elevato numero di istanze dipenda (solo) dalla complessità del sistema. La stessa realtà economica è complessa, imprevedibile; è fatta di infinite eccezioni e particolarità; di situazioni che mal si prestano a essere incasellate in una norma: in questi casi, l’utilità dell’interpello è evidente. Ma non c’è dubbio che il proliferare delle norme fiscali, lo stratificarsi di disposizioni, spesso scritte in modo incomprensibile o persino contraddittorio, il sovrapporsi di interpretazioni risalenti a “ere fiscali” diverse, finiscano per far esplodere l’uso di questo strumento come rimedio all’inaccessibilità del sistema.
Insomma, è la solita “spia rossa” che ogni volta segnala come i temi della semplificazione fiscale, della certezza e della stabilità delle norme tributarie restino centrali, anche per riequilibrare il rapporto tra fisco e contribuenti e per migliorarne il dialogo. Il viceministro Leo sta lavorando a un progetto di riforma che, come ha detto in un’intervista al Sole 24 Ore, avrà (anche) in questi aspetti i suoi punti di forza. L’auspicio è che non si sprechi l’ennesima occasione.
Le sanzioni fiscali, le sentenze intervenute e un’occasione di correzione
di Giancarlo Zoppini